Ma quale successo, stiamo planando

Dovevamo decollare verso l’alto, brindare alla vittoria sulla povertà, regalare a tutti sorrisi e felicità, invece stiamo planando, anzi atterrando sulla crescita zero, alla faccia della festa sul balcone.

Sia chiaro, molte colpe vengono da prima, dalle scelte scriteriate dei governi precedenti, ma la somma di sbagli non genera altro che rischi e disastri, infatti si vede. Del resto già con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni eravamo cresciuti meno del previsto, proprio per via degli sperperi improduttivi in bonus, mancette elettorali, nuovi balzelli, generosità contrattuali, insomma appesantimenti impropri e per niente necessari. Tanto è vero che nonostante la congiuntura favorevole e di politiche accomodanti della Bce, in Europa siamo rimasti in coda, addirittura dietro la Grecia, però, seppure poco, siamo cresciuti.

Oggi siamo al peggio, alla crescita zero e solo un bugiardo potrebbe negare l’impatto sull’economia di questi mesi di governo con i grillini. Lo spread è raddoppiato, l’onere al servizio del debito è salito, i costi dei finanziamenti sono cresciuti, tanti capitali sono fuggiti, la Borsa è precipitata in un burrone e gli investimenti sono fermi. Non si tratta di fenomeni casuali, di complotti planetari, di capricci finanziari, ma solo delle risposte dei mercati, degli investitori, degli operatori comuni, alle scelte sbagliate fatte dal Governo pentaleghista. Del resto è noto quanto, in economia, le frenate siano sempre più veloci delle accelerazioni; spesso basta poco per vanificare i risultati, piccoli o grandi, ottenuti col tempo.

Ecco perché in qualche mese stiamo planando verso crescita zero su base trimestrale, meno di un punto su base annuale, molto più bassa del previsto e molto peggiore delle attese del governo. Insomma un pessimo messaggio, una pessima notizia per tutti, anche perché è noto quanto i consumi e gli investimenti dipendano spesso più dalla testa che dal portafoglio, e timore e incertezza non li stimolano certo. Del resto in tanti avevamo segnalato la scriteriatezza di una finanziaria da socialismo reale, fatta sul debito per assistenzialismo, sul deficit crescente per scelte improduttive; per farla breve, miliardi bruciati senza sviluppo.

L’assistenza per definizione non produce crescita, stimola invece il regno dei furbetti, della ricerca del lavoro nero, delle cause in tribunale per ottenerla, stimola la perdita di tempo e il finché dura fa verdura, il contrario di ciò che servirebbe. Siamo alle solite, siamo all’avevamo detto, senza un piano di sviluppo serio, senza una sferzata fiscale, senza uno stimolo alla produzione della ricchezza e del lavoro, senza vantaggi per l’investimento, ogni promessa è fumo elettorale e basta. Ecco perché bisogna cambiare la manovra, e serve farlo ora, prima che i segnali diventino un pericolo costante, prime che il pessimismo diventi devastante, prima che sia troppo tardi insomma. Intelligenti pauca.

Aggiornato il 31 ottobre 2018 alle ore 11:18