Fallimento rimandato

La stampa che riflette gli interessi contrari al Governo sembrerebbe abbia smorzato i toni e, soprattutto, abbia ridotto la pressione per arrivare a una sorta di dichiarazione di fallimento cui si sta andando incontro.

Non credo che ciò sia dovuto a un meno severo giudizio nei confronti di maggioranza e Governo, ma piuttosto alla preoccupazione della mancanza di una qualsiasi forza politica, non solo in Parlamento, con i numeri che sono quelli che sono, ma anche nel Paese.

Le velleità di Berlusconi di offrire alla montante reazione negativa alle baggianate del duo Di Maio-Salvini si dimostra ogni giorno più di una velleità, anche piuttosto ridicola.

L’“alleato di centrodestra” del principale attore della tragedia governativa non è mai stato e non potrà mai pretendere di andare a sostituire un Governo travolto dalla bancarotta. Bancarotta che, del resto, è oggi solo di previsione, per gli oneri sbagliati e pesantissimi stoltamente assunti. Si direbbe tutto rinviato alle elezioni Europee. Ma sarebbe meglio preoccuparci delle Amministrative.

Ora l’essenziale, l’interrogativo su cui si regge ogni determinazione è questo: di qui alle elezioni Europee è possibile che nasca e cresca una forza di vera e credibile opposizione e si espanda e si affermi? I sintomi non si vedono. Resta la speranza. Un po’ poco.

Aggiornato il 31 ottobre 2018 alle ore 11:25