Se vince la paura

Chi sono i Corsari della Libertà lo abbiamo già spiegato in altri articoli e in tante altre occasioni, ma qualcosa – oggi - va aggiunto a quanto finora detto e scritto in passato anche sul quotidiano l’Opinione. I Corsari rappresentano il coraggio che la politica innovatrice e lungimirante deve riacquistare. I Corsari sono una metafora, oltre che una realtà. Se vince la paura, diventiamo dei sudditi, dei sottomessi, degli schiavi.

Al primo punto del manifesto programmatico dei Corsari si legge: Drastica riduzione della Burocrazia elefantiaca. È un omaggio al grande liberale e psicologo clinico-sociale Luigi De Marchi, un uomo di lotta e di immenso amore per gli altri, che considero tra i miei più cari amici e maestri. Anche se, ormai dal 2010, non è più tra noi. Insomma, l’idea prioritaria della Generazione di Corsari, come dimostra il decalogo programmatico pubblicato sul blog “inuovicorsari”, s’ispira alla famosa “rivoluzione liberale di classe tra produttori e burocrati”, teorizzata da De Marchi. Ovvero “Gigi”, come lo chiamavamo noi amici e come era conosciuto e riconosciuto nell’ambiente dei Radicali di Marco Pannella: Gigi. Un grande pensatore e uomo d’azione. Torno a parlare di quell’idea liberale perché è diventata di nuovo un’idea attuale e urgente, come i Corsari avevano già previsto, in tempi non sospetti, inserendola nel primo punto del decalogo programmatico.

Inoltre, torno a scrivere di produttori e burocrati perché, l’altra sera, ci siamo ritrovati a dialogare e conversare di politica intorno a un tavolo della redazione. C’era il direttore, Arturo Diaconale e c’erano Donato Bonanni, Luciano Lanna, Ilaria Marzi e il sottoscritto. A un certo punto, analizzando la situazione politica di questi ultimi mesi, ci siamo ritrovati tutti d’accordo su questo punto: la sfida di oggi è tra liberali e statalisti, tra produttori e burocrati, tra pensiero/cultura della libertà e protezionismo, populismo, sovranismo, assistenzialismo e dilettantismo. Anche se, giustamente, il direttore Arturo Diaconale ha aggiunto: “Purtroppo, l’alternativa è – forse – ancora peggiore perché si gioca tra il cosmopolitismo omologante, che schiaccia le diversità e le realtà locali, da un parte, e un nazionalismo chiuso, in cui vince la paura dell’altro”. Ilaria Marzi ha detto: “Aprirsi all’altro, oggi, spaventa molti”. Diaconale ha ripreso: “Dunque, al momento, un’alternativa, in Italia, sembra non esserci”. Allora, personalmente, ho domandato a tutti: “Ci sarà però lo spazio per una via di mezzo liberale e libertaria, riformatrice e ambientalista, che promuova una prospettiva politica altra, cioè una vera e propria filosofia della libertà?”. C’è.

Nel nostro piccolo, non a caso, sul Manifesto ideale dei Corsari, abbiamo scritto: “La libertà è innanzitutto il percorso che abbiamo deciso di compiere a bordo del Veliero corsaro, è assunzione di responsabilità, è scelta consapevole, è conoscenza, è ricerca delle verità, è riconoscimento dei meriti altrui, è agire senza danno per gli altri, è comprensione e rispetto della libertà altrui, è l’ampio spazio del nostro libero agire limitato dal confine determinato dalla libertà dell’altro, è il presupposto che si basa davvero sul fatto che siamo tutti uguali di fronte alla Legge e davanti al Mistero. Insomma, la vera libertà è la libertà dell’altro, prima ancora della nostra. Ecco il punto: l’altro, gli altri, l’alterità. Questo è il cuore della rivoluzione politica che proponiamo”.

La mentalità partitica di oggi è spesso dominata dai verticismo, dalla mancanza di discussione interna, dall’assenza di libertà d’espressione e di democrazia. E’ lo specchio di una burocrazia elefantiaca, conformista e paralizzante che domina nel Palazzo fin dentro i più nascosti gangli dei vari partiti oggi alla ribalta. I politici stessi, non tutti per fortuna, si sono trasformati in burocrati di parte o di partito. Del resto, sono stati nominati dall’alto. Infatti, questi esponenti della partitocrazia, da decenni, sono in sella come dei veri e propri burocrati di regime. Sono chiusi e indisponibili al dialogo. E la memoria, allora, va a chi, di questa battaglia alla burocrazia parassitaria ne ha fatto un serio e convinto motivo di lotta oltre che di studio: Gigi De Marchi. Da parte mia, per ragioni anagrafiche, ho cominciato ad apprezzarlo e a conoscerlo soltanto nel 1995, quando pubblicò il libro "Il Manifesto dei Liberisti". In quel testo, De Marchi individuava la lotta tra Produttori e Burocrati come uno dei punti nevralgici per comprendere le prospettive verso cui indirizzare il cammino riformatore del pensiero e dell’azione liberale. Individuava, nel carattere e nella mentalità di queste due differenti categorie sociali, il nodo centrale che una politica riformatrice avrebbe dovuto conoscere, affrontare e sciogliere. Sosteneva che le dimensioni e le articolazioni dell’apparato amministrativo del nostro e di tanti altri Paesi avrebbero avuto bisogno di essere drasticamente ridotte attraverso una razionalizzazione complessiva del sistema burocratico divenuto ormai elefantiaco e insostenibile. Anche se, da uomo intelligente, De Marchi riconosceva l’importanza fondamentale che l’amministrazione pubblica riveste all’interno della società. Considerava una priorità questa battaglia di snellimento della burocrazia, di destare la mentalità creativa, la libera iniziativa, la capacità d’innovare, il coraggio d’intraprendere, la libertà di unirsi e di associarsi per un’idea, seppur pioneristica.

I Corsari ritengono che si possa e di debba promuovere, all’interno della politica italiana ed europea, un’altra mentalità. Per questa ragione, indichiamo una strada liberale che rappresenta un modo per rigenerare la libertà dentro i meccanismi e le pratiche della politica. Questo significa ridare forza e senso alla responsabilità individuale. Anche il gruppo dei penta stellati appare sempre di più come una vera e propria Casta: potente, conservatrice, reazionaria, chiusa, corporativa, verticistica. Infatti, come ogni cittadino ha potuto spesso riscontrare sulla propria pelle, alla base del parassitismo, dell’inefficienza, dell’arroganza, del servilismo, della lentezza e di tante altre distorsioni della burocrazia vi è, secondo l’analisi dei Corsari, un modo ottuso, corporativo e illiberale di svolgere questo importante ruolo all’interno della società. La lotta di oggi è tra creativi e omologati, tra coraggiosi e gregari, tra un modo di pensare e di agire che si nutre di una cultura della libertà e un modo di seguire gli istinti e le pulsioni, la pancia del paese e il rancore diffuso per rifugiarsi in una chiusura liberticida.
Ora, perciò, rileggendo sul piano prettamente politico la lezione di De Marchi, credo che si possa estendere questo suo approccio psicopolitico e liberale anche ai nostri rappresentanti in Parlamento e nei partiti. A mio parere, possiamo facilmente riscontrare come, nel Palazzo, vi sia un modo di intendere la politica in cui domina la mentalità dei burocrati a danno di quella dei produttori. Infatti, i produttori della politica sono gli innovatori, i riformatori, le personalità creative, propositive, quelle non-conformiste. I burocrati della partitocrazia, invece, sono coloro che, per carattere e mentalità, rifuggono e combattono ogni innovazione, cercano di ottenere la poltrona al solo scopo di occuparla, fanno dello scaricabarile il connotato di una intera carriera, puntano alla compiacenza del leader o del capo. Vince la squadra perché il gioco di squadra convince. In squadra si affronta e si supera la paura.

(*) I Nuovi Corsari
Twitter: @inuovicorsari

Aggiornato il 02 novembre 2018 alle ore 11:45