Uno sfinimento

Se oggi ci fosse Tito Livio, ne avrebbe commentato al posto degli Orazi e Curiazi, un duello costante su tutto e per tutto; insomma uno sfinimento, che andrà avanti purtroppo fino alle elezioni europee.

Qui non si tratta, almeno per noi, di decidere per chi tenere, siamo infatti convinti che l’Orazio sia Matteo, si tratta di assistere ad un ring che dovevamo e potevamo evitare. Del resto delle due l’una, o questo totem del “contratto” è stato scritto con i piedi, oppure qualcuno lo ha firmato in malafede, altrimenti non si spiegherebbero le dispute continue sull’interpretazione autentica dei temi.

Ecco perché parliamo di sfinimento, anzi di pericoloso sfinimento, perché le liti quotidiane fra la Lega e i grillini, iniziano ad esacerbare gli animi degli elettori e a peggiorare il clima del Paese. Insomma, sia da una parte che dall’altra viene fuori la differenza di vedute, di linea e di strategia politica che fin dall’inizio ci ha fatto gridare all’innaturalità di questa unione. Del resto, come coniugare l’ossessione giacobina dei grillini con il garantismo law and order della Lega, lo statalismo centralista e parassitario dei pentastellati con il federalismo produttivo dei leghisti.

Si tratta di visioni opposte, talmente contrastanti che non c’è contratto in grado di tenerle assieme, ecco perché si litiga su tutto. Il risultato purtroppo è quello che si vede, una finanziaria abborracciata, che reca danni e non serve a niente, una guerra con l’Europa per un deficit che porta solo pegno, uno stallo sulla sicurezza e sulla giustizia. Uno strazio.

Come sfinimento sarà, e lo vedremo, il passaggio parlamentare dei decreti, un batti e ribatti che servirà solo a peggiorare, se possibile, i conti, la giustizia, l’equità sociale e la sicurezza. Certo, in cambio di ciò la Lega cresce nei sondaggi, tanto è vero che Matteo Salvini insiste per questo, la sua è una strategia del breve, in attesa di arrivare al voto sull’Europa per potersi contare per davvero. Ecco perché non spacca, tratta, patteggia e cerca di portare a casa più voti che risultati, rispetto al suo programma originale, quello concordato col centrodestra.

Sia chiaro, a noi non dispiace affatto la crescita costante della Lega, soprattutto a fronte della discesa dei grillini, ci chiediamo però con quale fine e quale traguardo. Perché, delle due l’una, o Salvini dopo un successo alle Europee aprirà una crisi per tornare al voto, guidando un centrodestra unito, oppure quella coi grillini dovrà trasformarsi in una alleanza vera, speriamo mai.

Del resto pensare di andare avanti per tutta la legislatura sulla lite, sul ring, sulla contesa e sulla trattativa al ribasso sarebbe una scriteriatezza e basta, un danno enorme per il Paese. Noi ovviamente propendiamo per la prima, un successo leghista alle Europee e un ritorno rapido al voto, con il centrodestra comunque articolato e messo insieme, anche perché il 2019 segnerà l’inizio di una catena di problemi. Mario Draghi cesserà il suo mandato, il Quantitative easing sarà sospeso, la Bce finirà alla Germania e l’Europa entrerà in crisi per davvero, dunque servirà un governo stabile, coeso e sintonizzato bene. Ecco perché diciamo che lo sfinimento non può durare e deve finire l’alleanza coi grillini. Di comunisti e postcomunisti al Governo ne abbiamo avuti fin troppi, e in questi anni ci hanno illusi e impoveriti.

Aggiornato il 07 novembre 2018 alle ore 11:24