Prescrizione, vertici Cassazione: “Stop non risolve”

Non è una stroncatura come quella che arriva dall’Avvocatura, che teme imputati sottoposti a processi eterni. Ma anche i vertici della Cassazione non sembrano convinti della bontà della sospensione della prescrizione dopo il primo grado, che il Movimento 5 Stelle vuole introdurre con un emendamento al ddl anticorruzione, su cui restano forti tensioni con la Lega. Almeno finché resterà un intervento isolato, non accompagnato da riforme strutturali sul processo penale.

Il più esplicito è il Pg della Suprema Corte, Riccardo Fuzio: “Il problema della prescrizione è l’ulteriore sintomo di come il processo penale in Italia non va. Non è solo con lo stop alla prescrizione che si risolve questa situazione”, dice a margine del plenum del Csm rispondendo alle sollecitazioni dei cronisti. E spiega: occorre “operare una riflessione totale sul processo penale: dall’avviso della notizia del reato, al pm, sino alla fase finale di accesso in Cassazione”.

È la stessa tesi del primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone. “Il problema è di carattere generale e va affrontato in un’ottica di ripensamento del processo penale”, un nodo che “il Parlamento deve affrontare in modo organico”, risponde ai cronisti. Ed è in sostanza lo stesso ragionamento del presidente dell’Associazione nazionale magistrati Francesco Minisci, ribadito in un’intervista a “La Stampa”. “La sospensione è utile, ma occorre una visione più ampia, di sistema. Non si può partire dalla coda, intendo il blocco della prescrizione dopo il primo grado, se non si riforma il corpo intero del processo. Altrimenti sarebbe inevitabile l’effetto che tanti paventano e che non può star bene nemmeno a noi magistrati: allungamento a dismisura dei tempi”.

Una preoccupazione che trova sponde anche al Csm. Lo stop alla prescrizione “va bene”, a condizione sia inserito “in una vera riforma del processo penale, che garantisca tempi ragionevoli di definizione dei procedimenti”; altrimenti si “rischia di sottoporre il cittadino-imputato a una situazione kafkiana: stare sotto processo tutta la vita”, osserva Giuseppe Cascini (Area), presidente della Commissione che al Csm dovrà esprimere un parere sulla riforma. Non teme processi eterni invece la consigliera Loredana Miccichè (Magistratura Indipendente) che vede nella riforma un “passo avanti” ma condivide l’esigenza di interventi “strutturali” per velocizzare i processi. Mentre Michele Ciambellini (Unicost), ricordando che è da poco in vigore la riforma Orlando sulla prescrizione, ritiene che non sia “un bene” che si legiferi su questa tema “così spesso”.

A differenziarsi al Csm è Piercamillo Davigo, leader di Autonomia e Indipendenza, che vorrebbe andare oltre l’intervento voluto dai Cinque Stelle, anticipando lo stop della prescrizione “all’inizio del processo”, e che considera l’attuale sistema italiano “un’anomalia nel mondo”. È convinto che con il blocco della prescrizione non si avranno procedimenti più lunghi, ma semmai più brevi e spiega che in Italia i processi durano tanto “perché ce ne sono troppi, perché si impugna senza correre rischi”: non è un caso che nel nostro Paese i ricorsi riguardano “il 100% delle sentenze”, contro “il 40%” della Francia, dove “non c’è il divieto di reformatio in peius”.

Aggiornato il 08 novembre 2018 alle ore 12:03