Il potere dei liquami delle ideologie criminali

venerdì 9 novembre 2018


Si parla molto approssimativamente di populismo. Se in certi partiti e movimenti c’è indubbiamente un bel po’ di istinti primitivi delle plebi lazzarone ed assassine dei “patrioti” e dei “filosofi” dei primi eventi del rinnovamento e di libertà, pur in modo diverso, sia in Matteo Salvini che in Luigi Di Maio una particolare forma di lazzaronismo, è però imposta dall’essere immondizia, il liquame in cui sono ridotte le ideologie che hanno fatto strage nel secolo XX di uomini, di razionalità, di buon senso, che, lo si voglia o no, sono ereditate dai loro movimenti. Non credo di dovermi soffermare a spiegare il perché.

Certo è, invece, d’altra parte, che le ideologie che hanno mosso menti assassine e mani grondanti sangue di centinaia di milioni di morti sembrano andate in pensione tranquillamente. Quelli che prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale sbandieravano la loro fede nei partiti assassini sembra non siano mai esistiti. Il Partito Comunista, il Fascismo, sono diventati ectoplasmi, “momenti di storia”, senza responsabilità e senza responsabili. Il populismo fatto dei loro liquami, dei loro scarti intellettuali del loro sentito dire, che pur non perdonano malefatte vere o presunte agli Uomini della Prima Repubblica, ha accettato l’eredità di quelle sordide congreghe senza neppure il beneficio dell’inventario. E ha accettato la loro demonizzazione della cultura, delle idee e delle istituzioni libere e liberali, con le quali e per le quali si è costituita l’Italia, i Paesi dell’Occidente e l’Europa. Accettato e continuato. Infatti nella storia degli uomini e dei movimenti, del pensiero, l’appartenenza e la militanza marxista, è stata accettata come se essa non fosse la matrice di milioni e milioni di morti. Non parliamo della “parentesi” fascista e dei suoi esponenti.

Sembra invece che la repressione forcaiola del liberalismo e delle sue istituzioni, oggetto primo di quelle nefandezze, la demonizzazione fattane poi dalla tenaglia clerico-comunista, sia cosa da meritare di sopravvivere, di venire a far parte della struttura della nostra società e della nostra cultura, che siano il “vecchio” da superare. Ci si domanda, dove nasce il populismo.

Nasce da queste, che sono le immondizie, il liquame della discarica in cui la storia ha gettato le idee, la politica e gli Stati totalitari. Se c’è qualcosa di stupido e di odioso (e ce n’è tanto!) esso è la tesi che per combattere il populismo bisogna tagliare ad esso (moderatamente) l’erba sotto i piedi.

Occorre che una nuova, chiara e forte voce univoca di fede nella libertà e nelle libere istituzioni, nella loro storia e in quel tanto che ne è rimasto o che può considerarsi la loro eredità ci unisca tutti, contro chi ha preteso di ignorarci, sopprimerci, demonizzarci. Amici! Questo è il nostro futuro.


di Mauro Mellini