Conte e i tempi della giustizia

Con tutto il rispetto per il ruolo istituzionale ricoperto, ci viene spontaneo chiedere: ma come fa il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a sostenere che l’abolizione della prescrizione dopo il primo grado possa accelerare i tempi del processo? Semmai potrebbe essere il contrario: perché oggi, se il togato di turno vede avvicinarsi la prescrizione per l’imputato, ha (dovrebbe avere) tutto l’interesse a chiudere la vicenda il prima possibile. Viceversa, se consapevole che non esiste alcun termine, può essere tentato di prolungare i tempi di intervento.

Non per pensar male ma, con questa pseudo-riforma (che, vista la proclamata importanza, viene procrastinata al 2020…), sembra quasi che il Movimento 5 Stelle voglia fare un piacere a tutti quei giudici un po’ lenti e grazie ai ritardi dei quali, fino ad oggi, è scattata la prescrizione per l’imputato.

Ai grillini, invece, piace il giustizialismo “che fa soffrire” l’imputato per il quale la “certezza” del diritto si trasforma in una (lunga) graticola processuale senza limiti temporali. Invece di porre i termini entro i quali, nei tre gradi di giudizio, il giudicante è obbligato ad emettere la sentenza, si preferisce allungare sine die la vicenda processuale dell’imputato che - forse ai grillini sfugge - è innocente fino al terzo grado di giudizio. Chi è sottoposto a processo ha il diritto di sapere il più presto possibile quale sarà il suo futuro, “colletto bianco” o no che sia. Anche perché il clan giustizialista dimostra di non sapere che la certezza del diritto citata da Conte deve essere certa anche per l’imputato rispettandone tutti i diritti. E tra questi ultimi la “graticola” non è prevista.

Aggiornato il 12 novembre 2018 alle ore 11:53