Tirano dritto ma la strada è storta

Si è capito, è solo testardaggine oramai, è una questione di “tigna” come diciamo a Roma, ma il guaio è che si tira dritto su una strada storta, e bene non può andare.

Del resto non c’è una sola virgola di questa finanziaria che sia coerente rispetto allo shock che sarebbe stato necessario, dal fisco agli stimoli produttivi, alla burocrazia e alla semplificazione.

Eppure, anche noi siamo “tignosi “e tiriamo dritto sulla critica più dura, verso una manovra inutile e dannosa che l’Europa ci farà pagare eccome. Oltretutto, infrazione per infrazione, meglio sforare i limiti di tanto, superare di molto il 3 per cento per mettere, però, una tonnellata di peperoncino sullo sviluppo dell’economia.

Inutile parlare di ricette, basterebbero quelle elementari, taglio delle tasse, oasi fiscali al sud, magari un po’ di dumping ben studiato, come quello dei partner più scaltri, credito a tasso zero sull’idea, nessuna scartoffia per l’intrapresa. Insomma, vantaggi veri e concreti, per aprire soprattutto nel Mezzogiorno tante attività, parliamo di ristoranti, locali, piccole strutture alberghiere e negozi artigianali, laboratori di eccellenze territoriali, agrituristiche e alimentari.

Del resto pensate voi cosa accadrebbe se i 10 miliardi bruciati per il “reddito” fossero trasformati in mutui a tasso zero, per i giovani che volessero intraprendere, iniziare in proprio. Basterebbe un prestito senza interessi, di 10 o 15mila euro per giovane e per ogni nuova iniziativa, fate voi la moltiplicazione per vedere cosa uscirebbe fuori, una marea di lavoro e di occupazione.

Insomma, non solo tornerebbero in cassa i 10 miliardi prestati, ma rientrerebbero con un moltiplicatore di parecchie volte, in fatturato, produzione, sviluppo e offerte di impiego. Per stimolare la crescita bisogna volerlo, prendere la strada giusta e non quello storta, del leviatano grillino, dell’assistenzialismo e del socialismo reale, che portano solo a sbattere sul muro dell’Europa e del buon senso. Basterebbe abolire le scartoffie, gli adempimenti che servono agli uffici dei nullafacenti, basterebbe puntare sull’autocertificazione, sul silenzio-assenso, sulla dichiarazione d’apertura e basta. Parliamo di interventi a costo zero, di provvedimenti che non incidono sul debito, sul deficit, sulle uscite. Insomma, parliamo di voglia di fare e basta e non di mancette elettorali.

Sulle pensioni, per esempio, basterebbe affiancare all’opzione speciale per l’anticipo, quella speciale per il ritardo, consentendo però di trasferire ai figli la contribuzione versata in eccesso, o superiore al minimo necessario. Insomma, se un genitore avesse già raggiunto il traguardo minimo, potrebbe decidere di andare avanti per altri 3 o 4 anni, potendo però cedere ai figli quegli anni di versamenti aggiuntivi. Si otterrebbe così un doppio risultato, posticipare la fuga pensionistica, e garantire ai giovani che studiano un montante contributivo di qualche anno e forse più.

Per farla breve, ci aspettavamo una finanziaria esplosiva rispetto al passato, nuova da far venir la pelle d’oca, coraggiosa e adrenalinica, invece ci ritroviamo per “tigna”, mancette elettorali, debito e guai sicuri con la Ue. Un capolavoro, insomma. Ci sveglieremo? Certo che sì, il malcontento fra la gente inizia a serpeggiare eccome. In fondo, se sempre bene non può andare, nemmeno sempre male può durare.

Aggiornato il 14 novembre 2018 alle ore 11:17