Regresso triste, pericoloso e stupido

Oramai è chiaro che la strada del regresso è stata imboccata dai nostri sciagurati governanti per ciò che riguarda l’Europa, le sue strutture economico-politiche e la sua collocazione nell’assetto mondiale. Se la Gran Bretagna ha fatto la sua scelta, benché non priva di incertezze e di ripensamenti, con un “No” che ha prevalso sul “Sì”, da noi ci stanno mettendo alla porta per una serie grottesca di baggianate senza che ci rendiamo conto di ciò che lasciamo e di ciò cui andiamo incontro.

L’Europa, il suo lento e difficile cammino verso una forma federale di unione, è stata per noi la più fortunata delle occasioni politico-economiche della nostra storia. Non dimentichiamo che la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, primo nucleo di struttura europeista, ha segnato per l’Italia non solo il più forte e vigoroso salto di sviluppo economico. Ci ha trasformati dai perdenti della guerra in vincitori della pace. Solo che l’Europa è andata, l’economia italiana con l’Europa è andata, ma la classe politica si è adagiata sul successo e non ha saputo controllare gli sviluppi in senso conforme alle nostre necessità ed ai nostri limiti dell’evoluzione federale europea.

Non abbiamo avuto uomini politici di livello europeo, che abbiano saputo imporre quegli accorgimenti che garantissero all’Italia il meglio ed il più dei vantaggi e della stabilità in Europa.

Oggi come una banda di elefanti in un negozio di chincaglieria i Di Maio e i Salvini, stanno mandando in frantumi i legami ed i meccanismi delicati, oscillando tra l’antieuropeismo cosiddetto “sovranista” e la pretesa di imporre non si sa quali “miglioramenti” al congegno europeo. L’idea di Matteo Salvini che tratta per le modifiche dell’Unione europea è qualcosa che non si sa se debba far più paura o più ridere.

Se all’Unione europea siamo arrivati per merito di alcuni tra i migliori uomini politici che abbia avuto il nostro Paese, alla nostra uscita e al fronteggiare le relative catastrofiche conseguenze pare debbano essere e sono i peggiori, più grotteschi, ignoranti e privi di idee e di storia, tra i governanti mai apparsi sulla scena. A volte viene da augurarsi che questa gente rompa tutto, proclami, magari la nostra adesione all’Unione Centro Africana, perché c’è da avere il terrore di un’Europa “migliorata” da questi energumeni del bar dello sport. Non so se avranno il tempo di andare fino in fondo. Ma il rischio è, che anche realizzarle a metà le loro cantonate possano lasciare disastri irreversibili.

Da notare: tutto il finimondo o la gran parte di esso è scoppiato per la “copertura” dei redditi di cittadinanza. Ma ancora nessuno sa bene che cosa sarebbe, a chi debba andare, come fare per stabilirlo, come risolvere il contenzioso, quali equilibri e squilibri esso creerebbe tra regione e regione. Ma di questo al bar dello sport non si parla. Potremo trovarci fuori dalla Ue defenestrati per le brutali bravate di un Salvini o per le insistenze cretine di un Di Maio senza che ci sia mai dato sapere il perché del perché. C’è veramente da inorridire.

Aggiornato il 15 novembre 2018 alle ore 12:18