Pd: i renziani si spaccano, spunta ticket Giachetti-Ascani

Mentre Mattei Renzi dice che il suo nuovo partito “non è all’ordine del giorno”, a 24 ore dal termine entro cui presentare le candidature al Congresso del Partito Democratico i renziani si spaccano e un altro dei possibili concorrenti, Cesare Damiano, fa un passo indietro in favore di Nicola Zingaretti. I parlamentari vicini all’ex premier Renzi hanno infatti deciso di convergere su Maurizio Martina, ma una minoranza ha lanciato il ticket costituito da Roberto Giachietti e Anna Ascani, che ora però in poche ore deve raccogliere le firme di 1.500 iscritti o di 100 membri dell’Assemblea nazionale. Con un’intervista a “la Repubblica”, l’ex ministro Cesare Damiano ha annunciato intanto il ritiro della propria candidatura e l’intenzione di convergere con la rete dei Laburisti su Zingaretti, che ha ringraziato sottolineando l’importanza dell’apporto che Damiano e la sua rete potrà dare sui contenuti della sua mozione. L’altro candidato, Dario Corallo, che aveva previsto la mossa di Damiano nei giorni scorsi, ha polemizzato, sottolineando che sono stati “traditi gli iscritti” che avevano firmato per la candidatura.

Ma il dramma del giorno lo hanno vissuto i renziani, riunitisi nel primo pomeriggio nell’Aula Berlinguer di Montecitorio. La maggior parte dei presenti - Lorenzo Guerini, Ettore Rosato, Andrea Marcucci, Emanuele Fiano, Alessia Morani - hanno proposto di convergere su Maurizio Martina, appoggiandolo alle primarie con una propria lista. In cinque però hanno proposto una candidatura di area anche se priva di prospettive di vittoria: Roberto Giachetti, Anna Ascani, Andrea Romano, Stefano Ceccanti e Luciano Nobili: cinque su 25 intervenuti. Una minoranza, ma agguerrita. Dopo molti conciliaboli e dopo il consiglio di Ceccanti di evitare una candidatura eccessivamente minoritaria, Giachetti e Ascani, con una diretta Facebook hanno invece annunciato una corsa in ticket. Una sfida alla stessa corrente renziana e comunque una sfida difficile perché entro le 18 di mercoledì occorre trovare 1.500 firme di iscritti al Pd o 100 di membri dell’Assemblea nazionale del partito. Renzi, ospite di Bruno Vespa, ha intanto ribadito di volersi tenere fuori dal congresso del Pd: “non ne parlo nemmeno a pagamento”. “Rispetterò chi vince il congresso, che vinca il migliore, ma io voglio fare il senatore d’opposizione, non il capocorrente. Mi interessa più l’Italia che il Pd, non tutto l’affetto che gli porto”. Quanto all’ipotetico nuovo partito “non è all’ordine del giorno”, assicura.

Il grosso dei renziani, dunque, intende convergere su Martina, e ha dato mandato a Guerini di trattare con lui le forme di appoggio, chiedendo appunto la possibilità di una lista d’area in suo sostegno alle primarie, cosa che Marco Minniti aveva rifiutato, volendo optare per una lista unica a suo favore. “Se ci sono energie positive che si vogliono unire al nostro progetto e lo condividono ne siamo contenti” riferiscono diversi parlamentari vicini a Martina. I parlamentari vicini al governatore del Lazio, invece vedono la mossa dei renziani in un modo diverso: “ormai è tutti contro Zingaretti”, anche se dalla sua ha componenti importanti come AreaDem di Dario Franceschini e Piero Fassino e quella di Andrea Orlando.

Aggiornato il 12 dicembre 2018 alle ore 11:13