Fate presto, fate tardi, fate ridere

lunedì 17 dicembre 2018


Difficile immaginare, sulla manovra, un teatrino più ridanciano. Luigi Di Maio e Matteo Salvini per un verso giurano che nulla sarà cambiato, per l’altro ogni giorno modificano tutto. Come se non bastasse, oltre ad essere inutili, questi giuramenti sono fasulli, perché oramai è chiaro che la manovra sarà stravolta rispetto alla versione di partenza. Insomma, uscirà fuori un pannicello caldo che servirà solo a buttare soldi dalla finestra, anzi dal balcone, quello stesso dal quale i grillini brindano al successo. Del resto chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non può non riconoscere il fallimento totale dell’accoppiata pentaleghista sul piano della credibilità e della capacità di governo.

Caro Salvini, c’è poco dunque da portare il sushi alle riunioni dell’Esecutivo, dopo aver solennemente invitato i cittadini a comprare cibo italiano, bell’esempio. Insomma, seppure con rispetto, “fate presto, fate tardi, fate ridere” ci sembra adatto a rappresentare un clima da comica, come se davvero Beppe Grillo fosse riuscito a contagiare tutti nel Governo. Per farla breve, ci ritroveremo grazie a questa maggioranza ad affrontare un 2019 che si annuncia grigio assai, con l’armamentario peggiore possibile per cercare di contrastarlo.

Siamo al masochismo economico e sociale, siamo ad una legge finanziaria che farà zavorra e basta, una cura da sciamano peggiore della malattia. Oltretutto si è tornati indietro, al vecchio, alla tassa sul lusso inventata da Giuliano Amato nel 1990, al pauperismo dei Governi guidati da Romano Prodi, all’oblio per il sud dell’Esecutivo Renzi, alla faccia del rinnovamento. Per non parlare del fisco, sul quale, dallo spionaggio sui conti correnti alla fattura elettronica, fino all’aumento libero dell’Imu, si torna ai tempi del miglior Vincenzo Visco. Una bellezza.

Dulcis in fundo, sulla Fornero resta tutto tale e quale, compreso l’aumento a 67 anni dell’età di pensionamento, resta l’obbrobrio dell’Ape, resta l’impianto voluto dall’Europa e realizzato da Mario Monti. Applausi a Salvini. Infine, sull’immigrazione c’è il Global compact che i grillini approveranno col Pd, per consentire la ripresa dei barconi, tanto è vero che il presidente Roberto Fico, nel miglior stile istituzionale, ha detto che “va votato, me ne frego dell’opinione pubblica”. Alla faccia del popolo sovrano. Ecco perché fanno ridere a parlare di cambiamento, ma quale rinnovamento, qui siamo al passato, al peggio dello stile antico, alla muffa consolidata, siamo al già visto, alla sceneggiata. Bene, cari Di Maio e Salvini, molta gente è pronta a ridere e tanto, a ridere del teatrino, delle promesse mancate, delle scelte rabberciate, delle sciocchezze, delle vostre litigate e un po’ di tutto quel che fate. Insomma, la voglia di ridere c’è eccome, se non fosse per l’attesa, perché ride bene chi ride ultimo, in fondo uomo avvisato è mezzo salvato.


di Alfredo Mosca