Manovra, l’Ue chiede nuovi tagli

“Mancano ancora tre miliardi”. È il giudizio della Commissione europea. Nonostante il governo gialloverde abbia apportato delle ulteriori modifiche, dopo l’invio dello schema della manovra, l’Ue si mostra insoddisfatta. Ora il confronto tra Italia ed Europa sembra essere in standby. In attesa di una novità che, al momento, non arriva. Il rischio è che la fase d’incertezza possa presto trasformarsi nella tanto temuta procedura d’infrazione. Giovanni Tria prosegue un fitto dialogo con i commissari europei per continuare ad apportare modifiche. Nonostante ciò Matteo Salvini e Luigi Di Maio annunciano che il confronto sia definitivamente chiuso. “Il rapporto deficit-Pil deve restare al 2,04”, sostengono in coro. Proprio venerdì la Commissione europea presieduta da Jean-Claude Juncker aveva invocato un taglio di ulteriori 3,5 miliardi di euro. Ma Tria non è riuscito a trovarli.

Adesso sembra iniziata una corsa contro il tempo. L’ultima riunione a Bruxelles, prima delle feste natalizie, dovrebbe fornire un’indicazione precisa. A quel punto, potrebbero anche arrivare le raccomandazioni per l’Italia relative ai prossimi anni. Nonostante la ritrovata buona volontà da entrambe le parti, tra i commissari Ue filtrano seri dubbi sui tagli promessi dall’Italia. La posizione definitiva dell’Europa dovrebbe arrivare a gennaio 2019, nel corso nel corso delle riunioni dell’Eurogruppo e del Consiglio europeo, riservate ai capi di Stato e di governo. In buona sostanza, da qui a un mese si decideranno le sorti economiche del nostro Paese nel consesso continentale.

Frattanto, si registra la posizione di Pierre Moscovici. “Sto lavorando – sostiene – per evitare sanzioni sulla manovra”. Lo ha detto il commissario europeo per l’economia intervistato dall’emittente radiofonica francese Rtl. “L’Unione Europea – ha dichiarato – sta tentando di trovare la soluzione per evitare sanzioni. Sono fiducioso. Stiamo lavorando senza sosta per fare in modo che l’Italia realizzi le politiche che desidera rispettando le regole”. Secondo Moscovici, i deficit di Francia e Italia non sono comparabili. “Ci sono due grandi differenze tra Francia e Italia: in Francia c’è un’emergenza sociale, misure eccezionali, con un anno di superamento temporaneo. È consentito dalle regole. Nel caso dell’Italia, esiste una politica di rilancio di tre anni”, ha spiegato Moscovici.

Aggiornato il 18 dicembre 2018 alle ore 13:21