L’Ue sanziona l’Italia e favorisce golpe tecnico-bancario della Bce

Far cadere il Governo italiano per motivi bancari, finanziari. Starebbero lavorando a questa congiura gli ormai arcinoti “poteri bancari europei”. Un tonfo che non sembrerebbe convincere le opposizioni italiane: infatti sia il Partito Democratico che Forza Italia non sarebbero pronti ad armare una campagna elettorale, consci d’avere ormai poco consenso nel Paese, certi che un turno politico dopo le elezioni europee (o in concomitanza con le stesse: election day) catapulterebbe la Lega oltre il 35 per cento, trasformando il Carroccio nel partito di maggioranza relativa (uno scettro per decenni solo in mano alla storica Dc).

Sappiamo bene che tutti i partiti (compreso il Movimento 5 Stelle) temono questo consolidamento leghista. Ma da Ue e Bce dicono che “la manovra italiana pesa sul deficit dell’Eurozona”. A lanciare l’allarme ha provveduto, e su input dei soliti poteri, il bollettino mensile di dicembre 2018 della Banca centrale europea. “Rispetto all’esercizio dello scorso settembre - sottolinea l’istituto guidato da Mario Draghi - le prospettive relative al disavanzo delle amministrazioni pubbliche dell’area dell’euro per i prossimi due anni sono peggiorate. Il più elevato disavanzo è in parte il risultato di un notevole peggioramento del saldo di bilancio previsto in Italia, in seguito all’espansione fiscale inserita nei documenti programmatici di bilancio che violerebbe gli impegni presi nell’ambito del Patto di stabilità e crescita”.

Parole scontate, evidentemente noiose e polverose, ma bastevoli a scatenare le preoccupazioni. Al punto che Pd e FI non vorrebbero andare ad elezioni e, se proprio il Governo giallo-verde s’infrangesse, preferirebbero un commissariamento europeo (ma evitando pubblicamente d’appoggiarlo). Infatti un siffatto commissariamento, un cosiddetto Governo tecnico gradito ai “poteri bancari europei”, introdurrebbe subito quattro norme tampone di bilancio: l’Iva oltre il 25 per cento, la patrimoniale sugli immobili da aggiungersi ad Imu-Tasi ed imposte sui redditi (la cosiddetta quarta tassa sulla casa), la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa con aliquota al minimo delle seconde, le pene detentive per i cattivi pagatori. Norme che vengono suggerite alla classe dirigente italiana da almeno un triennio: non dimentichiamo che questa ricetta venne suggerita a Matteo Renzi, che fino al quel momento era il cocco dell’Ue.

“Per l’area dell’euro - si legge nel bollettino Bce - tale peggioramento si riflette in un lieve aumento della spesa primaria e una più ridotta componente ciclica... Uno degli insegnamenti più importanti ricavati dalla recente crisi finanziaria - prosegue la Bce - è che solide posizioni di bilancio dotano i paesi di margini di manovra cui possono dover ricorrere per fronteggiare shock imprevisti”. E qui entra in ballo la scorta di liquidità che dovrebbero avere le banche per poter prestare il denaro: ma le stesse lo hanno già investito in Europa ed oltre i confini italiani, quindi non hanno le rimesse sufficienti a prestare soldi a famiglie ed imprese del Belpaese. Di fatto il nodo scorsoio è al collo degli italiani, viene teso da banche (nazionali ed estere), Commissione Ue ed Eurogruppo.

L’Eurogruppo usa sempre la solita tiritera, rammentando che alle sue raccomandazioni dello scorso anno non è stato data risposta. Così l’Eurogruppo “ribadisce che in alcuni Stati membri il ritmo contenuto di riduzione del debito da livelli elevati continua a essere motivo di preoccupazione e dovrebbe essere affrontato con risolutezza... le attuali condizioni economiche sottolineano l’urgente necessità di ricostituire margini di bilancio, in particolare in quegli Stati membri che non hanno conseguito i propri obiettivi di bilancio di medio termine”.

A favore di questa litania remano le operazioni delle società di rating che, secondo gli addetti ai lavori, vorrebbero favorire il “Governo tecnico bancariamente gradito” per agevolare la grande svendita degli immobili (pubblici e privati) nelle maggiori città italiane. Infatti il “manovrone” dei tecnici prevederebbe una sorta di “esproprio capitalista”, ovvero iscrivere l’intero patrimonio italiano (pubblico e privato) ad un fondo immobiliare gestito dalla Bce. Questa soluzione tombale servirebbe ad estinguere totalmente il debito italiano: scusa paradossale oltre che fraudolenta. Non poche voci avvalorano che dietro queste manovre vi sarebbero le stesse menti che non vogliono l’Italia torni in possesso del proprio oro. Situazioni davvero al limite ma, fortunati noi, il presidente Sergio Mattarella non sembra intenda avvalorare la caduta dell’esecutivo. E un po’ tutti sappiamo come un governo tecnico (gradito ai poteri bancari) potrebbe innescare fenomeni di ribellione simili a quelli già visti in Francia. Resta l’enorme insicurezza tra la gente, la paura che il potere sovrannazionale (quello che parla di spread) s’appropri di case e risparmi.

Aggiornato il 28 dicembre 2018 alle ore 11:53