Partito dei magistrati: dalla caccia mirata al terrorismo

Il rapido declino della credibilità (si fa per dire) dei Cinque Stelle e, tanto per usare il linguaggio del leader leghista, le prime avvisaglie della fine della pacchia per la Lega, stanno completando lo sconquasso del panorama politico italiano, con un fortissimo rischio che ne segua un irreversibile collasso delle stesse Istituzioni repubblicane.

Con uno sguardo alla storia recente e con una riflessione nemmeno troppo meditata si dovrebbe dire che sta per concludersi, Dio non voglia, tragicamente il grande colpo di stato mediatico-giudiziario di “Mani pulite” e quello assai più facilmente individuabile o meglio definibile come tale della ben studiata ed organizzata demolizione e demonizzazione (Antonio Di Pietro si candidò per “sfasciarlo”) di Silvio Berlusconi. Operazioni ambedue realizzate sia pure su mandato di interessi ancora da individuare, dal Partito dei Magistrati.

La fase finale di tale lunghissimo calvario eversivo non sembra affidata al Partito dei Magistrati (Pdm). A mettersi sulla via della dissoluzione è lo stesso Governo gialloverde. Si direbbe che esso oramai ha scelto addirittura la scorciatoia, quella del ridicolo, per giungere ad una sua fine prematura.

Il Partito dei Magistrati, il cui nucleo estremista aveva sognato di mettersi alla testa del grillismo e così appropriarsi d’un colpo solo del potere politico del Paese, pare abbia dovuto rinunziare a questo disegno. Le invocazioni esplicite che taluni più spericolati esponenti dell’estremismo togato avevano lanciato lo scorso anno il progetto di una “marcia su Roma” populista guidata da quadrumviri in toga (il nero prevale sempre in certe occasioni) sono cadute nel vuoto. Lo sciagurato esordio del Governo dei grillini alleati di Matteo Salvini, la vistosa, anche se non proporzionale all’evidenza della bancarotta politico-economica, caduta di consensi del Movimento 5 Stelle ha reso impraticabile ogni proposito di arrivare a quel finale della marcia su Roma del populismo togato. Almeno ha fatto aprire gli occhi a molti sognatori sulle complessità e difficoltà di una simile vagheggiata operazione.

Questo non significa affatto che il Pdm demorde, che i suoi molteplici e variegati progetti di sopraffare definitivamente il potere politico siano stati messi nel cassetto. Ma il Partito dei Magistrati è, al pari di tutti gli altri, confuso ed incerto sulle vie da seguire e su quali siano i “nemici” da battere. Abituati a darsi sempre ragione, non sono arrivati a riconoscere l’errore criminale compiuto pianificando la cancellazione di Berlusconi. E neppure sembra si rendano conto che da Berlusconi ai Cinque Stelle il precipizio è stato rovinoso.

Piuttosto è da prendere atto che, come spesso accade tra i cascami dei grandi progetti politico-pseudorivoluzionari, si va affermando tra gli esponenti dell’estremismo togato una vera e propria e, direi, studiata, tendenza a valersi del terrorismo giudiziario. In varie regioni il sistema di colpire a casaccio o quasi, con procedimenti e misure cautelari di cui non si ha preoccupazione di valutare la sorte e le conclusioni, pare veda impegnati certi pm unicamente a diffondere nella classe politica un “salutare” terrore, una paura diffusa rispetto alla magistratura ed alle sue prevaricazioni. È la tecnica del terrorismo. Di quella dei Generali nella prima guerra mondiale: fucilare un po’ di soldati “per incoraggiare gli altri”.

Un’efferata strategia dell’abuso del potere (che pare si avvalga preferibilmente proprio della “dilatazione” del reato di abuso dei poteri). Un metodo che, oltre che criminale nei suoi intenti di intimidazione di tutto il potere politico, è anche, indirettamente capace di rendere ancor più grave e radicale il fenomeno della corruzione, perché finisce per fare della politica un giuoco d’azzardo per degli avventurieri, più rapinatori che ladri, disposti a rischiare per arricchirsi (e disposti ad ogni servizio verso la magistratura) escludendone, magari, i galantuomini e le persone prudenti e ragionevoli. Un successo continua a raccogliere ancora il Partito dei Magistrati: quello di non farsi riconoscere che da quelli che ha colpito ed annichilito. C’è chi testardamente continua a volerne ignorare l’esistenza. Questo è l’aspetto più grave e preoccupante.

La mia vita se ne sta andando nel perdurare di un mio predicare al vento. Ma lo farò fino all’ultimo giorno.

Aggiornato il 14 gennaio 2019 alle ore 12:04