Siamo in crisi ma festeggiano

mercoledì 23 gennaio 2019


Le feste, le parate, i balconi e le passerelle sono oramai diventati il marchio di fabbrica dei grillini, convertiti definitivamente al cachemire e alla ricchezza, altro che disoccupazione e problemi. Tanto è vero che dal Governo hanno distribuito incarichi e compensi lauti a destra e a manca, per cui di volontariato, di parsimonia e di rinunce per il bene collettivo non se ne parla più da tempo. È la solita storia dei comunisti che dicono di combattere la povertà, ma poi da una parte amano e vivono nel lusso, dall’altro fanno di tutto per mantenerla perché, se finisse, loro non avrebbero più ragione d’esistere.

Insomma, al comunismo la povertà è sempre servita eccome, un po’ come alla chiesa del resto, ecco perché non solo non l’hanno mai sconfitta ma al contrario hanno ridotto alla fame nazioni intere. Il comunismo è crollato specialmente sull’economia e sulla fame. Per farla breve, l’adunata scintillante per festeggiare il varo del “reddito” e l’emancipazione dall’indigenza di milioni, anzi miliardi di persone per dirla alla Toninelli, è assolutamente in linea con lo stile del capocomico e della sua band.

Bene, anzi male, del reddito abbiamo scritto, non funzionerà e sarà un flop economico sociale che pagheremo caro tutti quanti, e non sarà certo il pur bravo professor Domenico Parisi, partito dall’America, per concretizzare la scriteriatezza voluta dai pentastellati a farci cambiare idea. Oltretutto queste manifestazioni da anteprima californiana portano piuttosto male. Anche Matteo Renzi alla Leopolda si produsse in slide, video e quant’altro, per gli 80 euro ed il Jobs act.

Ecco perché viene da ridere a vedere sul maxischermo il comico milionario Beppe Grillo pontificare ai suoi consigli e complimenti sui risultati di governo.

Insomma è un trompe l’oeil, un miraggio, una operazione mediatico-clientelare e basta; una sorta di imbroglio politico per accattivarsi voti, non risolvere niente e cacciare il Paese in mezzo ai guai. Il reddito, nel migliore stile assistenziale comunista, sarà la festa dei furbetti, un impazzimento di burocrazia che premierà il lavoro nero e affosserà le casse dello Stato. Come se non bastasse, siamo in recessione piena, la crescita sarà poco più del nulla e all’orizzonte arriva il peggio, dunque cosa ci sia da celebrare ed applaudire lo sanno solo loro. Poveri noi.

Dulcis in fundo la nomina di Lino Banfi, per carità un bravo e simpatico attore comico, ma evidentemente per Luigi Di Maio la distanza fra il medico in famiglia e l’Unesco è molto breve. Insomma stiamo messi male e ogni giorno c’è una conferma purtroppo. Il Paese sbanda, l’Europa scricchiola, il malessere aumenta e al Governo o litigano oppure fanno le feste sui balconi, roba da matti. Non ci piacciono, non ci piacciono per niente, soprattutto non ci piace Matteo Salvini che gli corre dietro, dimenticando il programma di centrodestra sul quale aveva giurato ed ottenuto i voti. Brutta faccenda, chi vivrà vedrà.


di Alfredo Mosca