Interdizioni

Molti anni fa un avvocato, noto per le sue stravaganze, si trovò davanti un provvedimento di un P.M. (che già noto per quelle da lui già commesse ancor più lo sarebbe stato per quelle che avrebbe commesso) con il quale, letto il rapporto della Digos su di un gruppo di giovani, per lo più studenti, tra i quali il fratello dell’avvocato in questione, concludeva “non si sono riscontrati fatti e comportamenti costituenti reato” ed emettendo un ordine di arresto per tutti quanti (allora il P.M. aveva tale potere). L’avvocato in questione provvide subito a redigere, anziché un’impugnazione, un’istanza di interdizione del suddetto pubblico ministero. Come se le stravaganze non bastassero, dopo qualche giorno il vivace avvocato fu arrestato in Tribunale mentre difendeva una causa perché imputato del reato di calunnia. Si difese facilmente facendo presente che l’infermità mentale non è un reato ed attribuirlo, anche in malafede, che naturalmente respinse da sé, potesse costituire calunnia. Fu riconosciuto trattarsi “solo” di diffamazione e fu scarcerato. Della diffamazione mai si discusse, credo per una delle tante amnistie.

Non vorrei che quel lontano episodio ispirasse qualche emulo del P.M. di Agrigento, quello del sequestro di persone mediante rifiuto di accoglienza, che, agendo sul piano civile, instaurasse un procedimento per interdizione nei confronti di Matteo Salvini. Credo che l’esagitazione, specie quella politico-elettorale, non debba essere confusa con l’infermità di mente. Non gli si potrà nominare un tutore, per quanto provvisorio. Sapete come la penso. Bisogna difendere i diritti ed il diritto anche in presenza di personaggi che se lo mettono sotto i piedi e spingono gli altri a fare altrettanto nei loro confronti.

Siamo oramai quasi ad un vero e proprio “casus belli” con la Francia. Quasi, perché le guerre per gli insulti di un governante non sono più concepibili e, poi, perché giudiziosamente, per quanto con eccessivo ottimismo, anche i cugini d’Oltralpe (parenti-serpenti) hanno, di fronte ai suoi comportamenti, reagito alle offese ricevute come provenienti da “componenti del Governo Italiano”. Non dal Governo stesso e neppure dall’Italia. Se è da escludersi che qualche generale francese rinnovi le gesta di Napoleone, è invece da confermare e riconoscere per certo che siamo al limite della follia, anche se, lo ripeto, di tutto c’è bisogno fuorché di un magistrato che promuova un giudizio di interdizione.

Il solito tono, la violenza incontrollata del linguaggio degli “Amici del Bar dello Sport”. Un linguaggio di chi va in cerca dello scontro e con follia non minore parla di rifondazione dell’Europa e dice di essere disposto a trattare.

Salvini non ha, in partenza, tutti i torti. Cosa molto lontana dall’aver quel tanto di ragione da non esporre se stesso e, purtroppo il nostro Paese, oltre che a sprezzanti reazioni, a prevedibili guai consistenti nel vedersi chiudere in faccia anche quegli spiragli che in questa situazione gli restavano aperti. È vero che la questione dei migranti non si risolve che nei loro Paesi, quindi essenzialmente in Africa, e nell’Africa ex coloniale francese cosiddetta francofona. È questa una realtà, che poco o nulla si evidenzia e che, se da sola non giustifica le intemperanze di Salvini, condanna anche l’inerzia e l’acquiescenza, su tale fronte, dei nostri precedenti governanti e ridicolizza le semplicistiche soluzioni di soccorso ai morenti di fame ed i digiuni che ne accompagnarono le prediche messianiche per scongiurarle.

Sentire Romano Prodi esprimersi, cioè mostrare di non riuscire ad esprimere tutta la sua ripugnanza per quanto sta accadendo nei nostri rapporti con l’Europa, è in verità sconcertante. L’acquiescenza di Prodi a tutta una serie di prevaricazioni europee contro l’Italia e di indulgere verso i francesi, è, infatti, abbastanza nota. Che la Francia sia stata capace di creare in una vasta zona dell’Africa (da cui proviene la maggior parte dei migranti) un regime di sfruttamento in favore suo e di capitali e banche francesi quale non era immaginabile quando di quei territori la Francia aveva il dominio coloniale, è cosa non abbastanza nota. Che tale sistema sia un delitto, oltre che contro quei Paesi, anche contro l’Europa è assai probabile. Ma non è certo con le aggressioni verbali di quattro scalmanati del nostro Governo che si imbocca la strada di un diverso assetto, indispensabile per l’Europa. Le sparate antifrancesi di Salvini, Conte e compagni sono inconcepibili e tali da creare danni irreparabili per la nostra vita nella comunità internazionale oltre che nell’Unione europea.

La voglia di rivolgerci a quel singolare avvocato è forte, anche se ben conosciamo che né quella, né altre soluzioni fondate su meno stravaganti mezzi giudiziari sarebbero possibili. Ed auspicabili.

Aggiornato il 25 gennaio 2019 alle ore 11:14