La stanza di Ercole. Torino-Lione: le falsità del ministro

Nella trasmissione Otto e Mezzo della Rete La 7, pochi giorni fa, un Ministro della Repubblica, in particolare il Ministro di Grazia e Giustizia, ha dichiarato che: 1) La linea ferroviaria Torino-Lione è una infrastruttura su cui passeranno solo treni merce; 2) La linea ferroviaria Torino-Lione è un’opera che ha un costo di 20 miliardi ed è assurdo spendere 20 miliardi per ridurre solo di 20 minuti il tempo di collegamento tra Torino e Lione; 3) Se i lavori della nuova linea partissero domani avremmo la disponibilità dell’opera tra 30 anni

Ora mi chiedo se un Ministro della Repubblica possa, in una trasmissione che a tutti gli effetti è pubblica, raccontare tre imperdonabili falsità. Io, senza dubbio, sono di parte perché convinto della essenzialità strategica dell’intervento, ma al tempo stesso sono un cittadino di questo Paese che non può rimanere indifferente di fronte questa sommatoria di falsità. Ora io ritengo che ricorrere ad un falso specialmente quando dichiarato da un membro del Governo, è un atto di debolezza che da solo testimonia la incapacità del Movimento 5 Stelle a motivare il blocco di una opera che forse spesso ci dimentichiamo ha due supporti formali che non possono essere distrutti ricorrendo allo strumento del “falso ideologico”. I due supporti formali sono:

  • una legge del Parlamento italiano (la 71 del 2016) che all’articolo 1 recita:

“Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l’Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese per la realizzazione e l’esercizio di una nuova linea ferroviaria Torino-Lione, con Allegati, fatto a Roma il 30 gennaio 2012.”

  • Un provvedimento approvato dal Consiglio e dal Parlamento della Unione Europea che ha varato nel 2013 il Corridoio Comunitario “Mediterraneo”; uno dei nove Corridoi che rappresenta il tessuto connettivo dell’intero assetto comunitario e al cui interno è inserito il nuovo segmento ferroviario Torino – Lione

Non ci sono referendum, non ci sono analisi costi benefici, non ci sono project review, non c’è spazio a ripensamenti su un’opera che è stata abbondantemente filtrata ed ha avuto una istruttoria lunga quasi trenta anni. Capisco benissimo lo sconforto di un Ministro del Movimento 5 Stelle che deve ricercare a tutti i costi delle motivazioni per non perdere ulteriori elettori che avevano avuto in campagna elettorale assicurazioni, proprio dal Movimento 5 Stelle, che si sarebbe annullata per sempre la realizzazione della tratta ferroviaria Torino-Lione. Questa paura, questa anomala psicosi, d’altra parte, è emersa anche quando il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha istituito la Commissione che doveva effettuare una analisi costi-benefici; una Commissione formata da sei membri di cui 5 presenti nello stesso studio professionale del Professor Ponti e cinque dei sei tutti schierati con i No TAV come ammesso dallo stesso Professor Ponti. Una Commissione che non poteva essere libera da condizionamenti e pregiudizi perché sarebbe diventato difficile e forse impossibile mantenere gli impegni che il Movimento 5 Stelle da sempre aveva preso con il suo elettorato.

Devo però essere sincero: non credevo che si raggiungesse una soglia così indifendibile di mistificazione di una scelta programmatica democraticamente condivisa ed accettata da Parlamenti nazionali e comunitari. Rimane solo un atto da seguire con la massima urgenza: il Governo chieda la abrogazione della Legge 71 del 2014 e solo così, nella sede giusta, scopriremo quale peso democratico ha il Movimento 5 Stelle, quale peso democratico ha la Lega. Scopriremmo così se sia possibile che la Lega sconfessi in modo irreversibile il suo ripetuto apprezzamento per la realizzazione della tratta ferroviaria Torino-Lione.

Aggiornato il 01 febbraio 2019 alle ore 14:06