Il Pd in cerca di unità, ma le primarie dividono

Le primarie per eleggere il segretario tra un mese non aiutano a tenere unito il Partito Democratico, al di là dei proclami, e con un pungolo come Carlo Calenda la strada verso il 3 marzo si annuncia faticosa. L’ex ministro ha ottenuto l’adesione dei tre candidati al manifesto “Siamo Europei” per una lista unica al voto di maggio, ma sottolinea le differenze tra Maurizio Martina da una parte e Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti dall’altra. Calenda fa poi autocritica (collettiva) sul Reddito di inclusione (Rei) e sui centri per l’impiego, proprio nel giorno della card per il reddito di cittadinanza. “Dobbiamo costruire un partito meno settario - chiede Zingaretti, vincitore nei circoli con oltre il 47% - aprendo il Pd anche ad altre proposte in vista delle Europee, compresa quella di Calenda”.

Il governatore del Lazio spera in una “grandissima affluenza” ai gazebo delle primarie. Martina, che insegue a oltre 10 punti, esorta a passare “dalla retorica alla pratica dell’unità” del partito. Giachetti (oltre 11%), che rivendica l’eredità renziana, torna sulla necessità di non fare alleanze “con nemici interni ed esterni”.

Sul dibattito tra gli sfidanti irrompe ancora Calenda, ieri presente alla convenzione nazionale Pd. “Non ha senso parlare di una lista di centrosinistra per le Europee - risponde alla Stampa estera a Roma - Deve attrarre il centrosinistra, ma non può essere solo questo. Puntiamo a una fetta degli indecisi”. Per arrivare al 30% auspicato, valutando il Pd al 17%, +Europa al 3% e Italia Bene Comune del sindaco di Parma Federico Pizzarotti sotto il 2%. Insomma, manca un 8 per cento da conquistare. “Tutti e tre i candidati hanno appoggiato il manifesto ‘Siamo Europei’, ma solo Martina ha messo sui social un appello a condividerlo - affonda Calenda - Gli altri (Zingaretti e Giachetti, ndr) stupidamente la considerano una mia iniziativa”.

L’ex ministro nel giorno del lancio della card del reddito di cittadinanza ammette che “sui centri per l’impiego il nostro governo non ha fatto alcun lavoro decoroso, è un nostro insuccesso”. E il reddito di inclusione (Rei)? “Troppo poco e tardi”. Critiche ingenerose, dirà qualcuno. Il premier che ha varato il Rei è Paolo Gentiloni, che dagli Usa però parla di “Pd da rilanciare come pietra angolare di un’alleanza che sia pronta per le elezioni, che potrebbero essere anticipate”.

Aggiornato il 04 febbraio 2019 alle ore 20:47