Le ragioni di scorta

giovedì 7 febbraio 2019


Al giornalista Sandro Ruotolo non è stata tolta la scorta. Bene. Scelta giusta. Giorni fa lo stesso giornalista aveva scritto un tweet dove diceva che la scorta gli sarebbe stata revocata, quindi sarebbe diventato facile preda della malavita organizzata a causa delle indagini e denunce giornalistiche che da anni porta avanti. Su vari giornali è stato scritto che la scorta gli sarebbe stata tolta dal titolare del Viminale, visto che lo stesso giornalista avrebbe in mano delle carte che potrebbero mettere nei guai Matteo Salvini.

La vicenda, dunque, stava prendendo una piega prettamente politica. Ruotolo è un benemerito giornalista ma è innegabile che abbia sempre giocato a “sinistra”. Conosciamo tutti i suoi “compagni”. Se fosse dunque una questione meramente politica capisco perché a una testimone di verità e strenuo difensore dei diritti umani, come l’ex parlamentare Souad Sbai non venga riassegnata la scorta. Eppure la giornalista, già parlamentare del Pdl (a proposito: l’Ufficio centrale interforze per la Sicurezza personale fu “inventato” dal governo di Silvio Berlusconi proprio dopo le polemiche seguite all’attentato contro Marco Biagi) che difende i diritti delle donne con la sua Associazione Donne Marocchine in Italia e che apre gli occhi a tutti gli uomini con il lavoro intellettuale prodotto dal suo Centro Alti Studi Averroé, bene, a questa benemerita figura le è stata tolta la scorta.

Anche se Souad Sbai è vittima e bersaglio da anni dei fondamentalisti islamici, proprio quelli che mettono bombe e decapitano persone, e quando è venuta a sapere di essere stata abbandonata dalle forti braccia dello Stato che lei stessa ha servito e serve, di non essere più protetta dalle Istituzioni che lei stessa protegge attraverso il lavoro che porta avanti, si sfogò così ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Io ho avuto due attacchi brutti, sono stata aggredita anche fisicamente, la settimana scorsa ho avuto delle minacce su cui indaga la Digos. È un Paese strano questo. Io non ho fatto altro che far aprire gli occhi all’Italia sul radicalismo islamico. E poi, a 4 giorni dalla partenza di Marco Minniti, mi trovo all’improvviso da un giorno all’altro senza scorta. Neanche Salvini fa nulla. Forse qualcuno mi vuole morta”.

Triste ascoltare queste parole; deludente assistere all’indifferenza dello Stato verso questa donna alla quale i fanatici dell’islam radicale non le perdonano di essere stata membro della consulta islamica del Viminale, di avere criticato il velo integrale nel nostro paese, di aver smascherato “imam e moschee fai da te”, di aver denunciato le nazioni che finanziano il terrorismo -come Iran, Turchia e Qatar- di aver scritto e di scrivere, dibattere, portare alla luce il terrorismo di matrice islamista, quello imperante nel nostro paese e all’estero, di difendere donne vittime del machismo islamico.

Lei che combatte per togliere le donne dalle gabbie del velo o della violenza non è affatto felice di essere stata costretta dalla cattiveria di sconosciuti che potrebbero colpirla da un momento all’altro di vivere sotto scorta: “Non credete che la scorta sia un privilegio, forse per chi non fa niente, non certo per chi è perseguitato dall’Isis e dall’estremismo islamico. In tv non mi chiamano più, mi vogliono isolare per poi attaccarmi. Ma io non ci sto a questo e sono contro l’estremismo islamico in Italia, perché voglio difendere il mio Paese” ha poi aggiunto ai microfoni di Radio Cusano Campus. Ma chi difenderà questa donna dalla violenza dei fondamentalisti islamici? Gli stessi che hanno assunto lo stesso provvedimento a danno del colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, colui che arrestò Totò Riina e che ha dovuto ricorrere al Tar nel quasi totale silenzio generale? Perché lo Stato italiano, in primis il Viminale, che offre il servizio di scorta a 600 italiani impiegando 2070 agenti non può ripristinare la protezione a Souad Sbai? Ne ha tutto il diritto e lo Stato tutto il dovere. Lei è una figlia speciale per questa nazione e specialmente in pericolo nella stessa nazione. Lei vive e lavora per far aprire gli occhi alle persone eppure più di qualcuno sembra far finta di non vedere la ricchezza di risorse di questa donna e il pericolo a cui è esposta. Qualcuno gira la testa dall’altra parte. Forse dalla parte “sinistra”.

Se fosse così, l’unico sbaglio che ha fatto Souad Sbai è stato quello di stare dalla parte destra della storia politica italiana, la parte sbagliata a quanto sembra. Visto che la sinistra è sempre pronta alla levata di scudi quando viene toccato un rappresentante della propria intellighenzia, ma lo stesso non accade quando questa viene tolta ad altre personalità a rischio. Una sorta di “soccorso rosso”. Forse avrebbe dovuto frequentare più salotti radical chic e circondarsi di più “compagni”. Allarmi! Sveglia! Qui si sta condannando una donna a morte –come lei stessa dice- e se gli esecutori dovessero essere fanatici islamici radicali si chiaro che il processo di condanna è stato emesso da Montecitorio.


di Costantino Pistilli