Quando si dice “fischi per fiaschi”

Premesso quanto sia nota l’antipatia della Ue per noi, quanto la Ue preferisca i premier appecoronati, del tipo Prodi, Monti, quanto infine i Paesi forti, se ne buggerino dei più deboli, far passare fischi per fiaschi è ridicolo. Il leader belga, di cui per primi evidenziamo, la rozzezza, la maleducazione, nel suo pessimo intervento, si riferiva, che piaccia o meno, alla posizione di Conte e basta. Basterebbe risentire le sue parole, per capire quanto in fondo, si riferisse a quel che tutti conosciamo: la scarsa o nulla autonomia del premier nelle decisioni dell’esecutivo. Insomma, parliamoci chiaro, negare che i veri decisori, siano i due vicepremier, Salvini e Di Maio, sarebbe come negare l’evidenza. Nessuno potrà mai convincerci del contrario. Il professor Conte, lo sappiamo, non possiede carta bianca, per agire in piena autonomia. Dipende dalla coppia penta-leghista, in tutto e per tutto, che poi Verhofstadt, sia un cafone, è chiaro come il sole. Oltretutto, il tentativo del premier (a cui va la ovvia solidarietà) di farsi passare per il vero capo della coalizione, francamente complica le cose inutilmente. Ecco perché parliamo di fischi per fiaschi, insomma nell’uscita cavernicola di Verhosfstadt, l’Italia e gli italiani non c’entrano, siamo sinceri. Del resto, solo un ipocrita potrebbe negare, quel che è stato detto a giugno scorso, quando il professore Conte fu incaricato, critiche, curriculum, l’inesperienza, la dipendenza, la sudditanza ai due vice, Salvini e Di Maio. Di tutto, di più. Bene, anzi male, che ora ci si strappi i capelli per cercare di far passare il contrario, almeno per noi, francamente è troppo.

Dopodiché, resta quello che sappiamo, a partire dall’evidenza di quanto in Europa, per farsi rispettare, servano solo, attributi, fatti, e potere riconosciuto, punto. Gli attributi come cifra personale, politica e istituzionale, il potere come capacità storica, a competere e vincere, e i fatti a dimostrazione che, si “fa sul serio” e non si scherza affatto. Purtroppo però, basterebbe rileggere la nostra storia, dalla nascita dell’euro ad oggi, per convincersi del contrario e capire perché stiamo come stiamo. Succubi sul cambio euro-lira, succubi sulle regole d’ingaggio, sulle quote, sullo statuto della Bce, sugli euro bond, sul Fiscal compact, su Dublino e sull’accoglienza, sul Bail-in, insomma su tutto, serve altro? Ecco perché ci escludono dai vertici importanti, dalle decisioni vere, ci fanno i sorrisetti ironici, ci insolentiscono spesso e volentieri. Inutile, dunque, girarci intorno, all’Italia per contare, per cambiare la Ue, i patti, servirebbe un governo forte e coeso, con un programma serio e con un premier, politico, autorevole e riconosciuto dalla maggioranza unita. Per questo, dare il via a questo esecutivo, è stato un errore che passerà alla storia, e senza scuse che possano tenere. A marzo aveva vinto il centrodestra e chiaramente, punto e basta. “Baracca e burattini” intesi. Ecco perché, a proposito di offese, bisognerebbe chiudere “baracca e burattini”, andare oltre, tornare al voto e cestinare sia il contratto dell’assurdo, sia una maggioranza finta e perniciosa.

Aggiornato il 14 febbraio 2019 alle ore 13:42