Salvini double face

Entrambi si sono presentati alle elezioni politiche (al grido di “mai più un premier non eletto”) quali candidati alla presidenza del Consiglio dei ministri. Il primo, Luigi Di Maio da Pomigliano (Na), leader del Movimento 5 Stelle eletto con qualche centinaio di voti espressi on-line; il secondo, Matteo Salvini da Milano, segretario della Lega la quale, però, si presentò al giudizio degli elettori insieme alle altre forze politiche del centrodestra. I risultati delle urne stabilirono che i pentastellati superarono il 35 per cento e la ex Lega Nord si attestò intorno al 17 per cento.

I fatti successivi ci raccontano che il presidente del Consiglio si chiama Giuseppe Conte (eletto da chi non è ancora chiaro), che i due di cui sopra sono invece diventati vice-premier. Il Di Maio è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico; incarichi che, sommati alla vicepresidenza del Cdm e alla responsabilità del Movimento, lo hanno immeritatamente trasformato in uno degli uomini più potenti del Paese.

Dal canto suo, il Salvini è diventato ministro degli Interni ma, nella realtà, è quello che comanda su tutti e si occupa anche di immigrazione, rapporti diplomatici, trasporti, infrastrutture, crisi industriali, welfare, agricoltura e chi più ne ha più ne metta. Certo, spesso indossa qualche divisa o felpa di troppo ma che volete farci: le luci della ribalta sono praticamente tutte puntate sempre su di lui.

Però, mentre il Di Maio è alle prese con una “macedonia impazzita” (copyright Silvio Berlusconi) e cioè il movimento del quale è il capo, il Salvini continua a governare con le altre forze moderate nelle realtà locali, mentre a Roma è spesso costretto ad ingoiare quei rospi (pochi per la verità) costituiti dalle residue volontà anti-casta ed anti-sistema degli alleati pentastellati che ancora sembrano non aver compreso di essere alla guida del Paese. E così si va avanti mentre i numeri dell’Italia tendono, ogni giorno che passa, verso il colore rosso infischiandosene sia del giallo che del verde.

Aggiornato il 21 febbraio 2019 alle ore 11:14