Le rassicurazioni da aria fritta

Nel Governo è partita la corsa a tranquillizzare gli italiani sul cosiddetto memorandum cinese, nel tentativo solito di far passare per normale quello che normale non è.

Del resto un Premier che affermi: “L’Italia è infinitamente meno vulnerabile di altri, che invece sono esposti alla penetrazione economica e commerciale della Cina”, la dice lunga sulla ragione della preoccupazione generale. Insomma, da queste dichiarazioni appare chiaro quanto Giuseppe Conte sappia poco sia dell’argomento e sia della Cina, anche perché se c’è un Paese esposto ai mercati, ai raider economici, ai grandi gruppi d’affari, è proprio l’Italia, purtroppo.

Basterebbe per questo rilevare il numero di aziende, di agglomerati, di holding nostrane, passate in mano straniera solo negli ultimi anni. Insomma, siamo appetibili, scalabili e ridotti al lumicino. Figuriamoci poi con i cinesi che vogliono tutto, e per ottenerlo sanno usare scaltrezza, offerta di capitali e una potenza commerciale da paura, che cresce a ritmi esponenziali e fuori di ogni controllo. Tanto è vero che il problema cinese è proprio quello, l’incontrollabilità dei metodi, dei sistemi, delle regole applicate, a partire dal dumping; ecco perché Donald Trump è intervenuto, e meno male che l’abbia fatto, perché l’America è l’America.

Per farla breve, da quando nel 2001 fu consentito l’ingresso nel Wto ai cinesi, il sistema degli scambi, dei commerci, delle regole, del rispetto sugli accordi, si è andato amplificando esponenzialmente a favore dell’impero. Del resto basterebbe osservare quello che sta accadendo con l’Africa per capire quanto la pervasività cinese possa essere globalizzante e totalizzante, insomma un fatto serio, mica uno scherzo.

Bene, anzi male, in un quadro tanto delicato per gli interessi e la sicurezza nazionale che rassicurazioni offre il nostro Esecutivo, del 2019 bellissimo, della tenuta dei conti, della non necessità di una manovra correttiva e dell’inutilità della Tav?

Secondo noi poco o niente. Qui non si tratta di sfiducia a prescindere, ma della inaffidabilità di una maggioranza che non ha capito ciò che servirebbe al Paese, all’Italia, alla crescita e allo sviluppo. Tra poco, del resto, quando i nodi dello sperpero, dell’utilizzo assurdo del deficit, dell’aumento del debito e delle tasse, arriveranno al pettine, capiremo tutto dell’incapacità di questo Esecutivo.

Ecco perché diciamo che con la Cina bisogna andarci piano e poco ci fidiamo di Conte and company, siamo un Paese fragile e uno sbaglio sulla via della Seta potrebbe essere devastante.

A buon intenditor poche parole, lo si tenga a mente e se la Cina è vicina, maggio lo è di più.

Aggiornato il 13 marzo 2019 alle ore 10:36