“Se legge si ritrae, Consulta deve tutelare diritti”

La Corte costituzionale deve “offrire un’indefettibile tutela” su quei “settori della vita sociale dai quali la legge si è indebitamente ritratta” e su cui, invece, “la Costituzione impone un obbligo di normare”.

È il messaggio chiave dell’intervento del presidente della Consulta, Giorgio Lattanzi, nella sua relazione sull’attività annuale della Corte pronunciata di fronte al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alle più alte cariche dello Stato. Un messaggio che Lattanzi ha ribadito applicandolo ai casi concreti, a cominciare dall’ordinanza su Marco Cappato e il suicidio assistito di dj Fabo, che di fronte a una malattia irreversibile ha scelto consapevolmente di morire. Su quella decisione i giudici costituzionali aspettano il Parlamento al varco, chiamato a trovare entro il 24 settembre una soluzione normativa alle criticità già enucleate dalla Corte lo scorso ottobre in un’ordinanza fondata su una “nuova tecnica decisoria” che Lattanzi ha qualificato di “incostituzionalità prospettata”. Un’invasione di campo che calpesta la discrezionalità del legislatore? No, perché se c’è un obbligo costituzionale di normare una materia, “la discrezionalità legislativa si contrae”.

Quindi, se sul caso Cappato il Parlamento perderà “l’occasione di esercitare lo spazio di sovranità che gli compete” e non si muoverà, “lo farà la Corte”. Il problema va oltre caso specifico. Il monito, ha ricordato Lattanti, è lo strumento con cui la Corte si relaziona con il Parlamento. Ma tale “tecnica sarebbe destinata a maggior impiego e successo se il Parlamento sapesse trarne spunto per avviare le dovute riforme legislative, ciò che purtroppo non sempre accade”. In altre parole, i moniti restano spesso inascoltati.

Un avvertimento, il presidente della Consulta lo ha riservato anche a chi pensa di cambiare la Costituzione: “La Carta costituzionale - ha detto - è un orologio ben congeniato, un meccanismo delicato e incidendo sulla sua organizzazione si rischia di mettere in discussione i diritti”. “La Costituzione è di tutti”, ha detto anche. Alcune delle domande rivolte dopo la relazione in conferenza stampa, hanno toccato la vicenda Diciotti e il voto espresso dal Parlamento sul ministro Matteo Salvini. L’iter con cui vengono giudicati i reati ministeriali, che chiama in causa il Parlamento, ha affermato Lattanzi, “è corretto”.

Quanto alla possibilità di “impugnare” quella decisione, “la strada teorica è quella del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato: l’autorità giudiziaria può sollevarlo di fronte alla Consulta, che deve poi valutare se il conflitto è ammissibile”.

Aggiornato il 21 marzo 2019 alle ore 17:26