Radio Radicale: “Il Governo si faccia sentire”

mercoledì 10 aprile 2019


“Mentre Maurizio Bolognetti è arrivato oggi al 42° giorno di sciopero della fame, altri membri della presidenza del Partito Radicale si associano alla sua iniziativa nonviolenta nella speranza che il governo intervenga in tempo utile per consentire al servizio pubblico svolto da 43 anni da Radio Radicale di poter proseguire”.

In una nota, l’emittente radiofonica annuncia l’avvio dello sciopero della fame da parte di Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Irene Testa e Paola Di Folco. “Per il momento – hanno dichiarato le quattro esponenti del Partito Radicale – constatiamo che 42 giorni di sciopero della fame di Maurizio Bolognetti non sono bastati ai rappresentanti del governo per corrispondere in qualche modo a questa rigorosa ed esemplare richiesta di dialogo, nemmeno nella forma dell’incontro con il direttore Alessio Falconio e dell’amministratore Paolo Chiarelli, che da tempo hanno richiesto di essere ricevuti dal ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio”.

Un incontro con Di Maio e “se lo vorrà” anche con il sottosegretario all’editoria Vito Crimi è sollecitato anche dal cdr della radio: “Abbiamo atteso qualche giorno per rispondere con calma e in maniera pacata alle affermazioni pubblicate dal sottosegretario Crimi sul suo profilo Facebook. Sui bilanci e sull’assetto azionario di Radio Radicale ha già replicato l’Azienda. Per parte nostra torniamo a chiedere un incontro urgente al ministro del lavoro Luigi Di Maio per sottoporgli il problema delle oltre 100 persone tra giornalisti, tecnici, personale amministrativo e archivisti (a cui si aggiungono i collaboratori e i dipendenti dell’indotto) che perderanno il proprio lavoro a causa delle decisioni del governo. Se lo vorrà saremo ben lieti di incontrare anche il sottosegretario Crimi”.

“Il silenzio del sottosegretario Crimi e del ministro Di Maio è imbarazzante – commenta Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia – Se i grillini credono e sono convinti di poter fare a meno di Radio Radicale lo devono dichiarare, devono argomentare, motivare, sottoporsi al giudizio dei cittadini e non solo ovviamente dei parlamentari. I cittadini devono sapere che cosa sta accadendo a una voce libera che ha svolto in questi decenni un servizio primario, fondamentale, dando voce soprattutto agli ultimi”.

“Radio Radicale – prosegue Rampelli – non è mai stata la radio dei potentati o dei poteri occulti, ma un’emittente sempre trasparente e al servizio della democrazia. Il che rende ancora più incomprensibile il trattamento del governo e della sua maggioranza. Mi auguro che almeno da parte della Lega Nord e di Salvini si riesca a correggere questa situazione incresciosa. Non vorremmo che dietro il tentativo di mettere il bavaglio a Radio Radicale si nascondesse un disegno per sostituirla con qualche altra piattaforma d’informazione, a danno della democrazia. Mi sento di fare un appello: archiviamo la politica dei sospetti. Se c’è qualcosa che si può fare per migliorare la radio, lo si faccia attorno a un tavolo. Ma attenzione a non interrompere i flussi finanziari mettendo a rischio posti di lavoro e professionalità che hanno sempre fatto con dovere e obiettività il loro lavoro”.

 


di Redazione