L’Italia e l’Europa: quale futuro?

Le prossime elezioni per il rinnovo dell’europarlamento di Strasburgo avranno una grande questione al centro; un tema che, paradossalmente, era stato quasi assente dalle precedenti campagne elettorali, vale a dire il futuro dell’Europa stessa.

Questa Europa, sempre messa al centro, in realtà più di quanto dovrebbe, quasi fosse il capro espiatorio della cattiva politica. È indubbio che il tema sia fondamentale non solo nel discorso politico, ma anche nella riflessione filosofica e culturale: quale sarà l’Europa di domani avrà una influenza sullo stile di vita e sui costumi di milioni di cittadini.

Parlare di Europa oggi è inevitabile perché in fondo è anche parlare di noi stessi, italiani, francesi, tedeschi o olandesi, perché l’Europa che verrà sarà anche la casa, più o meno accogliente, del nostro futuro. E si è parlato di Europa, con particolare riferimento alla realtà italiana, nel convegno, “L’Italia in Europa - integrazione e interesse nazionale”, svoltosi nei giorni scorsi presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani a Roma, e promosso dal nuovo think-tank Agenda.

Ha partecipato l’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni che ha ricordato come “il progetto europeo sia fondamentale per le generazioni future”, in quanto la dimensione sovranazionale dell’unione ha la possibilità di governare i processi economici e politici meglio di quanto potrebbero farlo i singoli stati nazionali. Come nell’ambito dei cambiamenti climatici: per Gentiloni “l’unico soggetto globale che può dare un contributo positivo sul cambiamento climatico è l’unione europea”. O come sul tema della concorrenza e della regolazione del mercato di fronte alle azioni dei colossi multinazionali. Se si tornasse al gioco delle piccole patrie - il ragionamento dell’ex premier -, chi tutelerebbe gli interessi nazionali in confronto ai grandi attori internazionali?

Stare insieme, superare le divisioni particolari, è l’unica via per poter governare il futuro è assicurare diritti e libertà ai cittadini. E infatti Gentiloni ha più volte sottolineato l’importanza di non rimanere isolati, perché l’Italia è sempre stata, dopo Francia e Germania, il Paese più ascoltato nel Vecchio Continente.

Alla conferenza ha partecipato la giornalista di La7 Myrta Merlino, che ha ricordato come l’Europa unita sia stata il sogno di generazioni che volevano superare le divisioni nazionali. Poter viaggiare in Europa liberamente era qualcosa di straordinario, anche se ormai è qualcosa che diano tutti per assodato. Eppure questo grande sogno di unità politica, anche per il peso della globalizzazione e dei suoi eccessi, acuiti dalla crescita delle disuguaglianze, si è trasformato, o meglio viene indicato quasi come un intralcio per la crescita e lo sviluppo economico.

Michele Valensise, già segretario generale del ministero degli Affari esteri, e attualmente alla guida dellistituto culturale italo-tedesco Villa Vigoni, ha parlato di come negli ultimi venti anni il tasso di gradimento per la Ue si sia invertito in Italia e Germania. Si ricorderà che all’inizio degli anni 2000 gli italiani erano i più favorevoli all’Europa, oggi questo rapporto si è rovesciato. Da dove viene questa disillusione? Forse proprio “dall’eccesso di speranze” che vi era stato in passato, ha sottolineato Valensise, unito a qualche “raffreddamento strumentale” che ha tirato la volata agli oppositori dell’Europa unità. E, allora, l’auspicio è che l’Europa parli con una voce sola.

Ha dato il suo saluto ai lavori Andrea Giardina, direttore della Scuola Normale Superiore. Il think tank Agenda è stato presentato da Giuseppe Grieco, Lorenzo Mesini e Paolo Rametta che hanno ricordato come il progetto lega una serie di giovani che in Italia e in Europa collaborano per analizzando la situazione sociale e politica, affermando una volontà di partecipare al dibattito purtroppo non sempre presente nelle generazioni più giovani. Infatti, come ha ricordato Andrea Giardina, “il Paese ha bisogno di intuizioni delle generazioni più giovani, così come del coraggio e della capacità di cogliere un futuro non di declino”.

(*) Per informazioni http://www.agendafordemocracy.com

Aggiornato il 18 aprile 2019 alle ore 11:14