Caso Siri, Salvini: “La Lega non c’entra con la mafia”

L’inchiesta “nasce” a Palermo ma gli effetti devastanti – più sotto il profilo politico che giudiziario, almeno per il momento – hanno ormai raggiunto i confini nazionali. Ci riferiamo all’inchiesta che riguarda Armando Siri, sottosegretario ai Trasporti targato Lega, indagato per corruzione dalla Procura di Roma nell’ambito di un’inchiesta sull’eolico che coinvolge anche l’imprenditore Vito Nicastri e il professore universitario Paolo Arata.

Nei giorni scorsi si erano acuite le frizioni tra Lega e Movimento 5 stelle, azionisti di maggioranza del governo gialloverde, con i pentastellati a sollecitare le dimissioni del sottosegretario nell’ottica di una professata “questione morale”. Oggi altre “bombe” verbali.

L’ultima reazione del vicepremier Matteo Salvini è tranciante e non lascia presagire una veloce chiusura delle polemiche. “Non accostate mai il mio nome e quello della Lega alla mafia. Chi parla di Lega deve sciacquarsi la bocca perché con la mafia non abbiamo nulla a che vedere. Ho piena fiducia nella magistratura e sono sicuro che i giudici faranno il loro lavoro bene e nel più breve tempo possibile”.

Nemmeno i 5 stelle abbassano i toni. Il ministro Toninelli ribadisce: “Se Armando Siri facesse parte del M5s sarebbe già stato messo fuori dal governo, invece nella Lega continua a parlare. Io non parlerei di un caso Siri, esiste un governo del cambiamento che non può avere ombre. E se chi fa parte di questo governo ha un’ombra deve avere la possibilità di dissiparla: come fa a levarsela di dosso occupandosi di tanti dossier del ministero? Siri prima si occupi di lui, si difenda e dimostri di essere innocente dopodiché può tornare in campo dopo un istante: ma questo è il governo del cambiamento”.

Aggiornato il 24 aprile 2019 alle ore 18:45