Europa: il Parlamento non si svegli per suicidarsi

Tra un mese si vota per il Parlamento europeo. È forse la prima volta che tali elezioni assumono un reale e grandissimo significato politico e che porteranno conseguenze essenziali per la vita della Comunità continentale e per quella di alcuni Stati che la compongono (primo tra tutti il nostro).

Il Parlamento europeo è stato per decenni un corpo pressoché inutile della Comunità, la cui vita politica è rimasta sempre nelle mani dei governi dei Paesi associati. Inutile (o quasi) il Parlamento e inutili (e costosissimi) i parlamentari. Quello che avrebbe dovuto essere l’organismo costituzionale propulsore dell’unificazione politica, economica e militare del Continente è stato il simbolo di una pretesa inutilità (costosissima) della stessa Unità europea, una parata di personaggi persino di ragguardevole capacità ed esperienza, “messi da parte” con una carica in un’Assemblea priva di effettivi poteri e funzioni. Oggi, all’improvviso il potere e la funzione reali di quella legislatura europea sono sotto gli occhi anche dei miopi e, purtroppo, a portata delle loro mani: il potere e la funzione di operare contro l’Unione, contro l’Europa. Di “remare contro” quel processo di conquista di un’effettiva funzionalità della Comunità per la gestione degli enormi problemi che le si presentano.

C’è un piano di grandissimi interessi planetari diretti a distruggere antichi ruoli funzionali e prospettive concrete dell’Unione europea. Quanto venuto alla luce in questi giorni circa il “golpe mediatico” con il quale è stata ottenuta la vittoria del Brexit al referendum in Gran Bretagna è un funereo campanello d’allarme.

Ma l’allarme, almeno per noi italiani, ma certo non solo per noi, lo suonerà la stupidità coglionesca al potere, l’esplosione di “sovranismo”, brutta e stupida parola, che fa andare il pensiero ai cantori “sopranisti” (tipo Farinelli), che criminali castratori da bambini fornivano al mercato delle Chiese e dei Teatri fino al XIX secolo per le melodie nel ruolo di “soprano”.

Ma siamo noi, siamo quelli di noi che, con un’alzata di spalle non andranno a votare i “sopranisti”, i castrati, destinati ad allietare il pubblico dei cosiddetti fedeli e degli spettatori dei teatri con i loro prevedibili gorgheggi lamentosi in un assai vicino avvenire.

Certo: votare. Ma per chi? “Turandoci il naso” come diceva Indro Montanelli ed anche le orecchie votare per chiunque non si presenti come “sovranista-sopranista” e sia decisamente europeista pronto a muoversi purché l’Europa viva e si muova. Sembra assurdo. Ma il voto, il nostro voto, dovrà precedere la formazione, il movimento di quelli per i quali valga la pena votare.

Chi di fronte alla melma populista del potere, alle storture ed alle ambiguità di partiti e sigle politici reagirà non andando a votare, si offre subito un avvenire di “sopranisti” (tipico secolo XVIII) non di sovranisti. In Europa per fare l’Europa. Una vera e giusta Unione europea.

Aggiornato il 24 aprile 2019 alle ore 16:59