Quel che resta del Governo

giovedì 16 maggio 2019


Non sappiamo quanto gli italiani, compresi i pentaleghisti, siano ancora disponibili a sopportare le sceneggiate quotidiane dell’Esecutivo e della maggioranza. Certo di pazienza, specialmente i leghisti ne dimostrano fin troppa, visto che i sostenitori sono raddoppiati, almeno sembra. Tra qualche giorno con le Europee si svelerà il mistero, si capirà se i sondaggi rispondano al vero. Sarà proprio questo il dato più significativo, all’interno della maggioranza di governo, perché il risultato negativo dei grillini appare scontato e soprattutto giustificato.

Del resto il 33 per cento del 4 marzo 2018 si appoggiava solo sull’opportunismo sciocco di promesse destinate al flop, di illusioni veterocomuniste, tanto è vero che trascorso un anno la povertà anziché sconfitta è aumentata. Oltretutto nei Cinque Stelle si conferma l’assoluta inadeguatezza e incapacità al governo di qualsiasi cosa. Insomma, l’esperienza disgraziata di Roma non è stata un caso, si vede eccome.

Ecco perché sul crollo dei grillini dubbio non c’era, ma sulla Lega cade l’attenzione, perché stante la situazione il raddoppio teorico dei consensi è stupefacente. Sia chiaro, a Matteo Salvini auguriamo davvero la conferma dei dati, lo auguriamo a tutto il centrodestra, ma il leader della Lega deve capire che la fortuna merita considerazione, che sulla sorte positiva serve attenzione e non spavalderia. Insomma, i segnali del destino non si sfottono, ecco perché insistere nel tenere in piedi un governo che non c’è più, posto che ci sia mai stato, può costare caro a partire ovviamente dal Paese, e anche questo già si vede. Qui non si tratta solo della manovra correttiva, del balletto ridicolo sull’Iva, ma delle uscite sconsiderate che un vicepremier non si può permettere; invece fra i due fanno la gara, a partire dal deficit da sforare.

Insomma coi mercati non si gioca, con gli investitori non si scherza, i fondi e gli operatori internazionali non si sfidano a duello, per convincerli servono solo fatti e cervello. Se decidessero di attaccarci, a giusta o cattiva ragione, sarebbero dolori per tutti, per la popolazione; oggi nessuno, nemmeno i Paesi più grandi, possono celiare con i mercati, solo a provarci chiunque pagherebbe pegno, infatti lo spread sale. Con un differenziale così alto, sopra i 300 punti e con la recessione c’è poco da annunciare le sciocchezze, bisogna stare muti e ragionare sulle cose che bisogna fare, a partire dalla fine di questo Governo e del contratto.

Oramai del Governo resta poco o niente, solo cocci quotidiani, pesci in faccia, insolenze, ci manca solo lo scontro fisico, cosa si aspetta per rompere il contratto? Manca solo la parola fine perché il resto c’è già tutto. Ecco perché Salvini anziché straparlare deve fare, dopo le elezioni europee deve chiudere presto questa esperienza sconsiderata per aprire la strada a un nuovo voto politico nel Paese, che servirebbe come il pane.

Nuove elezioni per la sfida delle sfide, i grillini col Partito Democratico in un fronte comunista, e la Lega col centrodestra come è sempre stato. Anche qui, che piaccia o meno, si tornerà alla scelta di campo, o di qua o di là, guarda caso una delle intuizioni di Silvio Berlusconi.


di Alfredo Mosca