Magistrati emozionati (pronti a scendere in piazza)

Patronaggio, il versatile Procuratore di Agrigento, ha avuto la sua gran giornata.Sbagliando s’impara. Invece di escogitare un’altra ardita figura di reato (ricordate il sequestro di persona mediante mancata accoglienza?) ha potuto più comodamente mandare a segno un’introduzione clandestina (ma clamorosa) di stranieri nel Territorio dello Stato mediante contestazione di un favoreggiamento (che assomiglia, invece, alla fase finale del reato) mediante sequestro della nave “favoreggiatrice” e successive disposizioni relative al “bene sequestrato”.

Non so se sia stata la sua astuzia nell’intromettere il reato asseritamente consumato nella storia della “Sea Watch” a Lampedusa, oppure sia stato il suo ardire nel rendersi, in concreto, autore della conclusione della complicata “introduzione” che ha fatto “emozionare forte” (avrà avuto i lacrimoni agli occhi) l’ex Procuratore di Torino Armando Spataro che ha scritto che, leggendo la decisione del Collega siciliano “si è (appunto) emozionato forte”. Spataro invita tutti (beh…magari solo tutti i magistrati della sua corrente) a “stringersi intorno ai Colleghi di Agrigento, ed a scendere, se necessario (??!!) in piazza in loro onore”. E poi “senza retorica, ha aggiunto, mi inchino di fronte ai Colleghi di Agrigento”.

Ora, dunque, magistrati in carica o a riposo, dopo aver fatto di tutto per mettersi in linea con i militanti degli altri partiti, “scenderanno pure in piazza”. Ed anche fortemente emozionati, cosa rischiosa per l’ordine pubblico. Ma non sarò io, che da anni parlo (e scrivo) del “Partito dei Magistrati”, a meravigliarmi di ciò. Anche se questa confessione di una “forte emozione” mi spinge ad altra considerazione e suscita per me altre perplessità.

Ma veniamo alla storia della nave e dei migranti. Che quei poveracci si siano imbarcati su chi sa quale barcaccia o gommone in rovina per incontrarsi (non mi accuserete di voler pensar male a tutti i costi) con chi abbia avuto la prudenza di un previo appuntamento in mare. Una volta quando anche il traffico di carne umana era più semplice, quelli che in Africa o in Albania caricavano barcacce e gommoni che scaricavano sulle spiagge d’Italia, li chiamavano “scafisti”. Oggi ci sono scafisti di “prima tratta” ed altri scafisti per la “seconda tratta” con navi etc., che però non si chiamavano scafisti ma operatori di organismi umanitari.

Il viaggio in Italia è quindi affidato a due diversi tipi di imprenditori: ai cattivi la prima tratta, ai buoni, umanitari, la seconda. In questo caso, però le tratte sono state tre: 1) a cura degli scafisti delle barcacce; 2) a cura delle organizzazioni umanitarie della Sea Watch fino al mare di Lampedusa. Ma, per la terza ed ultima tratta dalla nave sotto sequestro al suolo della Repubblica Italiana, ce n’è stato un terzo (stavo per dire imprenditore. Errore orribile!!!). Un terzo che ha fatto percorrere a quelli che si introducevano senza autorizzazione, passaporti etc. nel territorio dello Stato, il tratto conclusivo ed essenziale dalla nave straniera al territorio italiano. Si fa per dire, naturalmente, perché Patronaggio è un magistrato.

Ma quello che non capisco è perché a carico della nave “umanitaria” e del suo Capitano ed Armatore si parla di “favoreggiamento”. Ci deve essere una certa confusione tra i “titolari” delle tre tratte. E, magari, prudenza in vista del trattamento della 3° tratta. Sentendo queste considerazioni, Spataro esploderebbe per l’indignazione. Rovesciandomi addosso tutta la sua “forte emozione”. Tante scuse. Ma per me gli “scafisti” sono tutti uguali o quasi e che lo scafista della seconda tratta diventi “favoreggiatore” proprio non va. Per quello della terza... Tutto, a questo mondo, diventa più complicato.

Aggiornato il 22 maggio 2019 alle ore 13:36