Domenica bestiale

Una domenica bestiale, la prossima, proprio come la bella canzone di Fabio Concato. Sia chiaro, per noi lo sarà ancora di più che nel resto d’Europa, perché il voto finalmente disvelerà i dubbi di questi mesi sull’effettivo peso elettorale delle due anime della maggioranza di governo.

In fondo, come dice Matteo Salvini, si tratterà di una sorta di referendum fra leghisti e grillini, anche se le quote degli altri partiti non saranno ininfluenti, all’interno del quadro politico in progress. Certo lo scossone che uscirà dal voto europeo si farà sentire ovunque, la voce antieuropeista peserà ben più che in passato, ma non cambierà un percorso comunque già tracciato. Da tempo infatti, Francia e Germania hanno già deciso e programmato una via diversa e alternativa, rispetto alla Ue e all’euro per come sono adesso. Ecco perché comunque vada non sarà l’esito del voto, a convincere della necessità assoluta di smontare il vecchio impianto di Maastricht, per allestirne uno nuovo, diverso.

È da parecchio, infatti, che l’asse Franco-tedesco ha predisposto dietro le quinte un progetto, un exit strategy sia per i patti Ue e sia per la moneta unica, saranno dunque loro, a dettarne i tempi e i modi. Del resto nella Ue sono stati sempre loro, Francia e Germania, quest’ultima di più, a ritrovarsi in tasca soldi e vantaggi, con le regole attuali intorno alla moneta unica. Insomma è andato tutto come da copione, visto che l’euro, i patti e la Bce, sono nati ad immagine e somiglianza, del marco, della Bundesbank e delle esigenze soprattutto tedesche.

Ecco perché alla fine nel Vecchio Continente, le distanze fra i paesi forti e quelli meno, anziché ridursi sono aumentate, finendo per creare un solco troppo grande per essere ricucito. In questi anni, con queste regole, il sogno di un’Europa fraterna, solidale, generosa, inclusiva, si è letteralmente infranto sull’avidità, sull’opportunismo, sull’egoismo nazionalista e spudorato dell’asse franco-tedesco, altroché sovranisti pericolosi.

Per farla breve, i vizi di origine, nel tempo sono cresciuti, fino a portare agli antagonismi attuali, dopodiché c’è chi difende l’euro, affermando che senza sarebbe stato peggio, una catastrofe, ma non essendoci prova del contrario, per noi è aria fritta e basta. Sia come sia, quando avremo i risultati finali del voto europeo, al massimo capiremo ciò che avevamo tutti già capito, nulla di più e nulla di meno. In Italia, invece, il voto di domenica sarà fondamentale, dovrà confermare l’ascesa della lega e la discesa dei grillini, certificando una maggioranza inversa rispetto all’attuale, tale per cui Salvini dovrebbe prenderne atto e aprire la crisi. Del resto con i rapporti di forza ribaltati, con le insolenze quotidiane, con gli attacchi costanti da Luigi Di Maio e da Giuseppe Conte, se Salvini non cogliesse la palla per chiudere con loro e riaprire col centrodestra unito, sarebbe masochista oppure irreparabilmente sprovveduto.

Ecco perché se da lunedì prossimo l’Europa guarderà alla fine del vecchio e alla indispensabilità del nuovo, l’Italia e soprattutto Salvini dovrà farlo immancabilmente, speriamo.

Aggiornato il 23 maggio 2019 alle ore 11:03