Caffè e ammazzacaffè

A tre giorni dal voto, giusto per chiudere in bellezza l’abbuffata di attacchi a Silvio Berlusconi, non poteva mancare l’ammazzacaffè dell’impresentabilità del Cavaliere.

Del resto dai grillini, dai ragionamenti fatti solo d’invidia, giustizialismo, forcaiolismo, pauperismo e tutto ciò che fa rima col comunismo, non ci si poteva aspettare altro. Infatti a dirla tutta non sono gli attacchi dei figliocci politici di un comico a sorprendere, ma le ripetute prese di distanza, talvolta acide, della Lega e di Fratelli d’Italia, verso l’ex premier. Eppure solamente qualche anno fa, sia nella Lega e sia nel Pdl, molti di quelli che oggi straparlano, prendevano il numeretto all’alba pur di incontrare Berlusconi. E da quello che sappiamo con certezza, perché c’eravamo, il Cavaliere non solo ha sempre affabilmente ascoltato tutti, ma dato fiducia e valorizzato eccome, molti di loro. Verrebbe da dire: che smemoratezza…

Sia chiaro, non siamo qui a difendere Berlusconi, perché quando è servito lo abbiamo criticato aspramente e ripetutamente, insomma biasimato tanto da essere sopra il sospetto, ma quel che è giusto è giusto. Un giudizio politico intellettualmente onesto, infatti, non può che nascere dalla differenza delle cose giuste e quelle sbagliate, ecco perché su Berlusconi c’è poco da dire. I governi del Cavaliere, paragonati a quelli Prodi, D’Alema, Monti, Renzi e Gentiloni, sono stati un successo per tutti gli italiani, inutile inventarsi storie a partire dallo spread che fu un imbroglio per cacciarlo via.

Dopodiché tutto è perfettibile e l’errore è cosa umana, chi è senza peccato scagli la prima pietra, insomma un esame di coscienza prima di sentenziare sarebbe utile a tutti, a partire da Matteo Salvini e da Giorgia Meloni. Anche perché al netto delle singolarità, delle posizioni individuali, nel centrodestra la presenza di Forza Italia, è indispensabile sia numericamente che politicamente. L’abbiamo scritto e detto, solo forza Italia che nasce dalla somma di culture liberali, socialiste riformiste, democratiche e repubblicane, può garantire la matrice pluralista necessaria ad una area intellettualmente aperta.

Solo la somma di pensieri politicamente articolati, vasti, laici e cristiani, assicura la presenza di pesi e contrappesi, del resto così come a sinistra per i comunisti, non basta cambiare nome e simbolo per essere altro, ci vuole tempo cara Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Insomma un centrodestra senza Forza Italia sarebbe solamente una destra ossuta, muscolare, monolitica, univoca per non dire equivoca, di liberale ci sarebbe poco o niente, nessuno ce lo leva dalla mente.

Sia come sia, lunedì tireremo le somme sulla volontà degli italiani e serviranno di sicuro, realismo, coerenza e un bel po' di riflessioni.

Aggiornato il 24 maggio 2019 alle ore 11:51