Il patto anti-Ue di Salvini e Di Maio

martedì 11 giugno 2019


Il vertice di Palazzo Chigi si è concluso con un nuovo patto anti-Ue tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Dopo due ore di confronto, Giuseppe Conte non nasconde la propria preoccupazione sull’atteggiamento dei due vicepremier nei confronti dell’Europa. Sul campo restano divergenze e tensioni. “Sarà necessario – si legge in una nota di Palazzo Chigi – un incontro con i tecnici del Mef e il ministro Tria per mettere a punto una strategia da adottare nell’interlocuzione con l’Europa, volta ad evitare una procedura di infrazione per il nostro Paese, e per impostare una manovra economica condivisa”.

“Positivo”, è l’aggettivo che Di Maio e Salvini scelgono per definire il clima della riunione. E, quando Salvini rientrando a casa, dice ai cronisti di non aver “mai avuto dubbi” sulla prosecuzione del governo, sembra per ora allontanare i rischi di rottura. La cena è servita soprattutto a riavviare un rapporto personale tra premier e vice assai incrinato nelle ultime ore.

“Dobbiamo rilanciare l’economia – sostiene il leader leghista intervistato da Libero e dalla Verità – il lavoro e tagliare le tasse. Un terzo degli italiani ha votato Lega, quindi ha votato Salvini per chiedergli di fare in economia ciò che ha fatto per affrontare il problema dell’immigrazione incontrollata. Se dovessi rendermi conto che nei prossimi due anni non si può muovere o cambiare nulla, né trarrei le conseguenze. In una parola, sarebbe inaccettabile”.

“Per me di manovre restrittive non se ne deve neanche parlare”. Lo ha detto il vice premier Luigi Di Maio a Rtl precisando che “in questo momento lavoriamo alla nuova legge di bilancio e mettiamoci dentro le cose che servono agli italiani e mi aspetto che sul salario minimo, visto che c’è già un’apertura, già oggi si cominci a lavorare molto meglio”.

Salvini assicura di non puntare alla poltrona di premier: “Non capisco le preoccupazioni di Conte. Io voglio fare il ministro dell’Interno e basta. Gli altri però devono cambiare passo”. Sui ministeri, “Il ministro delle Politiche europee va trovato in fretta. Sui ministri grillini noi non ne facciamo una questione di nomi, ma di cose da fare. C’è l’alta velocità, lo sbloccacantieri sul quale abbiamo trovato un accordo soddisfacente. Però alcuni ministeri che nell’ultimo periodo hanno visibilmente rallentato devono ritrovare il passo”. Per quanto riguarda il salario minimo, Salvini è disponibile a discutere, “ma mi chiedo: chi lo paga? Le imprese. E se prima non abbassi le tasse alle imprese, come fanno a sostenerlo?”. Quanto ai Minibot, “erano nel contratto di governo, ma non importa. Se non convincono io non mi impunto. Chiedo però a Tria e a Conte di trovare una soluzione rapida al problema”. E sul rischio di procedura d’infrazione, “non credo che la Ue arriverà fino in fondo. Quello che chiediamo è ragionevole. In caso contrario cominceremo col tenerci i sei miliardi che versiamo ogni anno nelle casse dell’Europa”, sottolinea il vicepremier.

Con la Verità, Salvini interviene anche sul tema della Giustizia: “Con il Movimento Cinque Stelle siamo d’accordo di varare una riforma importante”. Poi commenta i rapporti con la Chiesa, spiegando: “Con il mondo cattolico stiamo creando nuove sintonie. Anche qui, come nel mondo economico e in quello culturale, c’è un certo distacco tra i vertici e la base”.


di Manlio Fusani