L’Isola dei famigerati e il Governo-reality sui social

L’unico linguaggio che conoscono loro e i loro esperti di comunicazione, e social media manager, è quello del reality. È come se un intero Esecutivo vivesse sull’isola dei famosi. Anzi, dei famigerati. Con l’aggravante della legge della giungla. Resta sull’isola chi mena più forte con le proprie predicazioni di odio – vero o rappresentato – e con le bugie seriali su tutto e su tutti.

In questo triste fine settimana abbiamo avuto un assaggio di quel che implica questa mentalità. Per onestà intellettuale però bisognerebbe concentrarsi sul lato dei giornali, più che su quello di politici come Matteo Salvini, Giorgia Meloni e compagnia twittante. Infatti la malafede di chi scrive falsità in maniera consapevole – vedi gli assassini americani del povero brigadiere, in un primo tempo etichettati e percepiti come nordafricani, e tante altre ancora – fa ancora più orrore. Scorciatoie per vendere qualche copia in più speculando su quelle stesse paure ancestrali su cui si concentrano i politici di cui sopra, nell’illusione che duri in eterno questa “pacchia” per accaparrarsi i voti che permettono di governare.

I giornali che assecondano tutto ciò hanno un’aggravante: il tradimento della fiducia con il lettore. Il quale è in grado di fare la tara a certe menzogne, ma forse non quella di capire che non tutti i giornalisti e gli editori sono uguali e quindi, nel dubbio, finisce per non comprare più i quotidiani determinandone la crisi. Tanto se uno deve spendere un euro e mezzo per leggere le stesse “cazzate” che può leggere su un sito di fake news veicolato su Facebook, si risparmia la fatica e l’euro e mezzo. E così tanti indegni direttori e colleghi – perennemente in tivù – da dieci anni a questa parte hanno fatto come quegli imprenditori che approfittandosi della crisi hanno licenziato la gente. Loro, oltre a licenziare i giornalisti, si intende quelli bravi e onesti intellettualmente, hanno liquidato come una variabile la verità negli articoli che si pubblicano. Obbligando un’intera classe giornalistica ad obbedire a questa logica.

Un vero e proprio crimine contro l’umanità le cui conseguenze si stanno già “apprezzando”. Così l’informazione e la politica vivono in questa “Isola dei famigerati” dove neanche la verosimiglianza ha più diritto di cittadinanza. L’intossicazione dell’opinione pubblica porta a nuove paure e a nuove finte emergenze.

E fu così che nell’Italia del 2019 i diritti civili si eclissarono per lasciare il campo a una società governata come le curve da personaggi tipo “Genny la carogna”. E chi è cieco o fa finta di non vedere è ormai complice di questo stato di cose. Più che il pericolo paventato da Standard and Poor’s di finire come la Grecia, c’è quello – già in atto – di diventare la Turchia di Erdogan.

Aggiornato il 29 luglio 2019 alle ore 12:48