Ancora una volta, da buon napoletano, Luigi Di Maio non è riuscito a nascondere l’acrimonia verso Matteo Salvini, non serviva Renato Carosone per capire che il “chillo là” volesse dire fastidio e basta.

In fondo ha ragione la Lega a suggerire ai grillini la rottura al posto della lite e dell’insolenza quotidiana. Sia chiaro, il caso clinico è bidirezionale, vale anche per Salvini, che si lascia offendere e sbeffeggiare ogni giorno senza battere ciglio. Oltretutto quest’ultima scenetta è avvenuta in un momento e in un passaggio di tristezza, di cordoglio e di dolore, che avrebbe dovuto spingere al silenzio ed a un comportamento migliore. La drammatica fine per mano di un delinquente assassino reo confesso, del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, meritava infatti la sospensione del teatrino. Eppure un episodio tanto straziante, anziché unire il cordoglio generale, ha esaltato le divisioni e le polemiche sul niente.

Tanto è vero che la foto bendata del criminale in caserma è riuscita a scatenare la polemica dei falsi moralisti, dei cattocomunisti e dei sinistri assieme. Sia chiaro, l’abbiamo scritto, quel gesto grave andrà punito, ma parlare di procedimento inficiato, annullamento del processo, interrogatorio estorto, habeas corpus, estradizione sicura, è roba da ipocriti e da falsi moralisti.

Insomma, la bendatura di certo deplorevole, nulla modifica della gravità e della efferatezza del caso; nessun giurista intellettualmente onesto e preparato potrebbe mai mettere in collegamento e sullo stesso piano le due cose. Solo l’ipocrisia e la polemica velenosa ha scatenato il tentativo di screditare l’intera Arma dei carabinieri accusandola del rischio di compromettere l’esito del processo per quella benda, falso. Infatti la Procura generale ha confermato, con il favore di ben due avvocati della difesa, che l’interrogatorio di garanzia si è svolto nel rispetto assoluto e totale di ogni diritto degli accusati e della procedura. Come se non bastasse, chi capziosamente parla di estradizione probabile o non sa quel che dice o mente sapendo di mentire, l’orribile omicidio è stato commesso in Italia, contro un carabiniere italiano, dunque il processo verrà celebrato nel nostro Paese, punto.

Dopodiché, per noi, c’è da augurarsi una pena esemplare e certa, per reati volontari, tanto efferati e bestiali; non ci sono attenuanti, c’è solo l’ergastolo, perché se così non fosse allora davvero tanto varrebbe di toglierlo dall’elenco delle pene. Ecco la ragione per la quale sarebbe ora di finirla con la benda e con la foto, con chi si attacca a tutto pur di alzare un polverone. Del resto dove erano questi garantisti, questi signori dell’habeas corpus, durante Tangentopoli? Dove erano il giorno del linciaggio e delle monetine a Bettino Craxi? Il giorno degli schiavettoni in tribunale? Degli arresti a tutto spiano pur di indurre la confessione? Dei suicidi per disperazione?

Chissà, magari allora si spellavano le mani per gli applausi, questi garantisti d’accatto, forse sono gli stessi, peccato per loro che non riusciranno più, mai più, a farci fessi.

Aggiornato il 30 luglio 2019 alle ore 11:36