Tradire e sentirsi traditi

Alla legge del contrappasso Matteo Salvini sembra non credere. Eppure da essa è stato duramente colpito. Avere tradito il centrodestra con cui si era presentato alle elezioni del 2018 per allearsi con i grillini e sentirsi oggi tradito dagli stessi Cinque Stelle con il Partito Democratico? Che senso ha? Un po’ come presentare e ritirare, tra l’otto e il venti agosto scorsi, la mozione di sfiducia contro il Premier – di ieri e di oggi – Giuseppe (o “Giuseppi”) Conte.

O come minacciare i grillini di distruzione e contemporaneamente supplicare Luigi Di Maio di riprenderlo a bordo in quel carro di Tespi che era ieri ed è oggi la maggioranza di governo. Marce e retromarce su Roma. E questo sarebbe un Duce o anche più semplicemente un Truce? O il leader dei moderati? Uno che sta sempre in piazza anche quando dovrebbe stare altrove? Che abbia invece ragione Silvio Berlusconi nel volere riportare la vera opposizione nelle aule del Parlamento? Di leader da curva nord o sud, da “Genny la carogna” a “Diabolik” Piscitelli, tutti più o meno coinvolti oltre che con le violenze da stadio con i traffici illeciti di droga – che prosperano in un Paese che ha scelto il proibizionismo come bandiera per accecare il cervello delle persone dietro un piagnisteo irrazionale che sembra non avere fine – ne abbiamo avuti anche troppi.

Se Salvini vuole fare il leader del centrodestra – e sotto certi aspetti se lo meriterebbe – imiti il profilo di uno Zaia o di un Giorgetti. Non quello del suo amico capo tifoso del Milan (Luca Lucci, anche lui condannato per droga), che ha incautamente abbracciato e “selfizzato” davanti a tutte le telecamere possibili. Alla lunga le forme sono sostanza e purtroppo persino un “signor nessuno” come Giuseppe Conte glielo ha potuto dimostrare. E stia attento che adesso anche i pm di varie procure potrebbero spiegarglielo persino in maniera più dura. Chi va per certi mari poi pesca quei pesci…

Aggiornato il 10 settembre 2019 alle ore 11:39