Governo: primati e (brutti) precedenti

Il Governo è fatto. Poltrone, sedie e strapuntini sono occupati. Congratulazioni, scoperte di personaggi impensabili, novità. Delle novità ci sono e non potrebbero non esserci, visto che c’è addirittura un ministero delle novità, anche se si chiama dell’Innovazione. Ci sono i delusi. Tra questi c’è il Delatore della Repubblica, che, tanto ha già la sua brava poltrona alla Presidenza dell’Antimafia. Aveva inondato la Calabria di voci e previsioni di un suo passaggio alla poltrona di ministro non so se del Lavoro o di cos’altro. Ma rimane a far danni dov’è.

E ci sono i primati. Importante è quello conseguito da Luigi Di Maio, che ha perso la vicepresidenza ma ha acquistato il primato del più giovane dei ministri degli Esteri italiani. Ha trentaquattro anni ed il suo primato resisterà (il primato) a lungo.

Non so chi sia il primatista da lui spodestato. Quando ero ancora un ragazzino sentivo parlare del “genero del Duce”, qualifica in sé allora importantissima, giovanissimo Ministro degli Esteri. Rimase tale fin quasi alla caduta del fascismo. Con l’ultimo Governo regio-fascista fu fatto fuori e mandato a fare, nientemeno, l’Ambasciatore presso la Santa Sede. Non perse, per sua disgrazia, il posto al Gran Consiglio del Fascismo (non so a quale titolo ci rimase) e ci rimise la pelle.

Non è detto che i Ministri degli Esteri troppo giovani debbano fare tutti una brutta fine. È facile, però, che facciano delle brutte figure, cosa che Di Maio ha già al suo attivo (si fa per dire) e proprio nel campo dei rapporti con gli Stati esteri, essendo riuscito quasi a far rompere i rapporti diplomatici con la Francia, cosa che manco Matteo Salvini si era sognato.

Ma torniamo al presunto “predecessore” del primato di giovinezza nella carica. Galeazzo Ciano più che altro era conosciuto come “genero del Duce”. Come tale, come i suoi cognati, faceva l’aviatore. Pare che sia dovuta a lui la gran bufala di aver ritenuto “comprato” il Governo greco, portandoci alla più vergognosa delle batoste presa proprio sul fronte greco-albanese. In quella disgraziata (anche se non la più disgraziata) della campagna della nostra Seconda guerra mondiale, benché Ministro degli Esteri volle far anche l’eroe, naturalmente eroe-aviatore. Nel suo famoso diario si legge non so se la più stupida e vergognosa frase, capace da sola di dimostrare il livello intellettuale e morale del soggetto.

C’è un assai brutto tempo che non promette l’impiego dell’aviazione. La prossima settimana migliorerà. Allora (lasciando per un po’ vuota la poltrona di ministro…) andrò a farmi un bel bombardamento sulla Grecia…. Ci andò. A bombardare Salonicco, dove, tra l’altro, uccise più italiani che greci, devastando con le bombe il quartiere abitato dalle numerose comunità dei nostri connazionali. Pagò carissimo il prezzo della sua imbecillità. Dopo il 25 luglio, in cui votò contro il suocero al Gran Consiglio, pensò bene, nientemeno, di affidarsi ai tedeschi per fare “traghettare in Spagna”. Lo impacchettarono e, poi, lo consegnarono dopo l’8 settembre alla Repubblica Sociale Fascista che provvide a condannarlo a morte ed a fucilarlo. La scena della sua morte, del colpo di grazia sparatogli in testa dal comandante del plotone di esecuzione è una delle più atroci e disgustose tra le tante della guerra. Non dirò qui ed ora (che poco conterebbe) la mia convinzione che il “tradimento” che provocò la fine del regime monarchico-fascista non fu quello dei gerarchi contro Mussolini, ma quello di Mussolini contro i gerarchi, con il quale si tolse di dosso la minaccia delle reazioni di Hitler, che, almeno a partire dal Convegno di Feltre, lo aveva addirittura terrorizzato, riversando sui gerarchi stessi, invitati a votare l’ordine del giorno Grandi e poi fatti fucilare per averlo votato. Una commedia nella tragedia, un intreccio di congiure nel quale non si farà mai piena luce.

Evocato il sapore truculento e tragico delle carriere del vecchio primatista di giovinezza quale Ministro degli Esteri, voglio subito dire che se è vero che si dice che il peggio viene sempre dopo, ciò è relativo. Per fortuna di Luigi Di Maio e nostra, l’orrore di tali fatti è cosa che è bene considerare oramai fuori dal mondo. Ma, allora, lasciamo fuori anche le sciocchezze di un primato che potrebbe portarci a non dimenticare.

Aggiornato il 17 settembre 2019 alle ore 17:02