A proposito di proporzionale

Sentire i politici parlare, a volte, fa venire il dubbio di stare su Scherzi a parte per la faccia di bronzo che hanno, ultima la dichiarazione di Matteo Salvini che rilancia il maggioritario, proprio lui che rompe l’alleanza di centrodestra, proprio lui che non ha mai chiesto a Sergio Mattarella un mandato esplorativo al centrodestra, proprio lui che non voleva Silvio Berlusconi, proprio lui che ha favorito l’uscita di Giovanni Toti per liquidare Forza Italia e annettersi ciò che ne sarebbe rimasto, ed anche Fratelli d’Italia, all’insaputa di Giorgia Meloni.

Ovviamente non esiste una legge elettorale perfetta, ma i nostri politici dovrebbero cominciare a pensare non ad una legge elettorale che fa loro comodo di volta in volta, ma che sia conforme alle esigenze di come si esprime la volontà popolare e che possa ricostruire un tessuto di partecipazione politica. Che il proporzionale puro della Prima Repubblica avesse delle controindicazioni è noto, ma essa non è nel sistema elettorale, ma nel famoso Fattore K (Accordo di Yalta per cui i Pci non poteva andare al Governo) che ha impedito alternanze di alleanze di governo. Non è un caso che Mani Pulite esplose dopo il cambio della legge elettorale in senso maggioritario, con l’illusione della diminuzione dei partiti, per dare stabilità ai governi (la magistratura politicizzata in modo scientifico ha distrutto i partiti e l’operazione di demolizione è continuata con l’abolizione del finanziamento pubblico).

Il risultato del maggioritario è talmente evidente che abbiamo avuto due coalizioni di centrodestra e centrosinistra che, pur avendo vinto, non potevano governare perché fortemente condizionate dalle ali estreme necessarie per vincere, anche se elettoralmente avevano l’uno o due per cento. Inoltre, invece di diminuire i partiti, sono aumentati all’interno delle coalizioni e abbiamo avuto il passaggio da partiti di massa con ideali e valori chiari a partiti personali.

Altra pecca del maggioritario è che noi italiani non siamo anglosassoni, ma mediterranei, legati fortemente al nostro territorio, alle nostre tradizioni; il maggioritario tende ad omologare e a non esaltare le diversità tipiche dei vari territori, ed è strano che quelli che si dichiarano sovranisti o federalisti, come la Lega, remino contro il proporzionale. Esso inoltre è stato utile per permettere ai comunisti di sdoganarsi per andare al governo chiamandosi sinistra, come nuova identità politica di un contenitore vuoto, dove inserire il peggio della mentalità comunista e spacciarla per democratica e liberale, mentre i fascisti sono stati sdoganati da Silvio Berlusconi per la necessità di contrastare i fascisti rossi, ma entrambi non hanno ad oggi fatto una vera revisione dei loro pensieri d’origine.

Oltretutto, il maggioritario ha favorito lo sviluppo del pensiero manicheo e, dunque, ha ridotto la complessità della politica e dei suoi valori banalizzandoli in destra o sinistra, come se la realtà fosse bianca o nera, escludendo l’arcobaleno, in un analfabetismo funzionale amplificato dai social network e dai media.

La riforma elettorale dovrebbe essere inserita nella Costituzione (così non sarà possibile cambiarla a proprio comodo prima di ogni elezione) con un sistema elettorale a doppio turno, il primo proporzionale con la clausola di sbarramento del 3 per cento, e il secondo turno maggioritario dove si elegge il Premier mediante un accordo di coalizione con il premio di maggioranza. Questo permetterebbe ad ognuno di verificare il consenso sull’identità e sul programma, nel secondo turno i simili si alleerebbero con un sistema che garantirebbe la governabilità ed eviterebbe la criminalizzazione dei partiti avversari, riportando così la politica ai suoi valori costitutivi nei quali il popolo può ritornare ad identificarsi.

Aggiornato il 19 settembre 2019 alle ore 17:26