Perché sabato saremo in piazza

All’interno della ritrovata coesione fra le tre gambe del centrodestra, tante saranno le ragioni per manifestare sabato prossimo in piazza San Giovanni a Roma e, seppure con le diverse sfumature, la compattezza non potrà e non dovrà mancare.

Qui non si tratta solo di dare un senso associativo al fronte dell’opposizione, ma di offrire al Paese una speranza e un’alternativa di politica seria e buona rispetto a quella ipocrita e bugiarda. Noi ci saremo perché per parte nostra vogliamo smentire sia l’etichetta di un’area assenteista, svogliata, apatica alla piazza, sia la tendenza alla scarsa partecipazione e determinatezza.

Ci saremo per dimostrare quanto sia stato un imbroglio non farci votare, quanto sia importante la volontà popolare, quanto sia chiaro che la democrazia non possa soggiacere alla sinistra e alla sua voglia di pericolosa supremazia, quanto il centrodestra sia la vera alternativa alla sinistra.

Ci saremo per dimostrare che al contrario della maggioranza di spergiuri, la libertà la vogliamo garantire e allargare, soprattutto tutelare dagli attacchi di un Governo che ci vuole sottomettere, tartassare, condizionare e impaurire. Ci saremo per testimoniare che lo sviluppo non nasce dalle tasse, dalle costrizioni e dai condizionamenti, ma dagli stimoli, dai sostegni, dalla libertà economica e dai vantaggi per gli investimenti. Ci saremo per gridare che non siamo un popolo di evasori, che gli artigiani, i commercianti, i professionisti, i piccoli imprenditori hanno salvato l’economia facendo i salti mortali e non gli evasori sesquipedali, hanno resistito al cappio della burocrazia che da noi è stata e resta una follia. Ci saremo per dimostrare che il lavoro non si crea con l’assistenzialismo, con le mancette elettorali, con le leggi di sinistra clientelari, ma con le facilitazioni e gli incoraggiamenti fiscali agli investimenti, con le semplificazioni ed il supporto operativo al sistema produttivo. Ci saremo per sostenere che la lotta all’evasione non passa per la fucilazione, il controllo sovietico di ogni azione, per l’ossessione della cartella e la demonizzazione del contante, ma dal contrasto d’interesse, la semplificazione, l’abbattimento delle aliquote e la collaborazione reciproca. Ci saremo per gridare che il futuro dei giovani non si garantisce coi bonus, col Jobs act oppure col reddito e i navigator, ma garantendo formazione, gli accordi di placement preventivo, col finanziamento gratuito all’idea, col sostegno fiscale alla libera professione. Ci saremo per urlare che non siamo un popolo da manette, da tenere sotto botta della magistratura, da far vivere nella paura, ma che vogliamo una giustizia giusta, terza davvero, veloce e dalla parte di chi subisce piuttosto come sembra di chi ci fa patire, una giustizia che dia fiducia anziché toglierla. Ci saremo per segnalare che c’è troppo Stato, che la sinistra ha voluto ovunque, troppi furbetti che paghiamo, troppi uffici da cui passiamo, troppe file allo sportello di qualche statale neanche chiedessimo un favore, troppo tempo per salire e scendere le scale sperando che poi non vada male.

Ci saremo infine per denunciare che la sinistra e i cattocomunisti ci hanno rovinato, trasformato in un Paese da socialismo reale, obbligati ai costi enormi di un apparato dal posto fisso che succhia le risorse del sudore, ci complica la vita, non ci aiuta in niente e ci fa solo pagare. Insomma, noi ci saremo per dire alla maggioranza ipocrita che governa e ci ha sottratto la vittoria impedendo le elezioni; cari signori, siamo tutti qui e non molliamo, siamo l’Italia che sa aspettare, “state sereni” perché prima o poi torneremo a votare.

Aggiornato il 17 ottobre 2019 alle ore 10:40