Sondaggi: a destra Forza Italia non avanza

Avanza la destra. Cala il Pd e, soprattutto, i 5 Stelle. Governo poco gradito. E a destra avanzano Lega e melonisti. Ma non Forza Italia che, anzi, continua a perdere qualche decina di punti. L’appello che di quando in quando Silvio Berlusconi rivolge ai “moderati” cade nel vuoto. Si direbbe che “moderati” non ve ne siano più e che tutti siano arrabbiati e decisi ad andare fino in fondo (e, magari, “a fondo”).

In effetti, questa pretesa di trovare nella pubblica opinione uno “zoccolo duro” di “moderati” è di per sé una stravaganza. I “moderati”, ammesso che siano da qualificare così, lo sono “necessariamente moderatamente”. E “moderata” è la loro fedeltà alle scelte fatte ed ancor più la loro voglia di scomodarsi a farne di nuove. Il declino, inarrestabile, direi, di Forza Italia è cominciato quando proclamandosi partito di opposizione al contempo insisteva per definirsi alleata e compartecipe di un supposto schieramento di destra in cui primeggiava un partito di governo con la Lega.

La contraddizione era difficile ad attribuire alla Lega e a Matteo Salvini (che non si definiva né di destra né di sinistra e che dell’alleanza con Berlusconi se ne ricordava solo quando era invitato a pranzo ad Arcore) o, al più, c’era da raggranellare voti necessari per conquistare un comune. Il centrodestra, che Berlusconi si affannava a spacciare per la vera maggioranza, non esisteva che nei desideri e nei sogni di chi all’opposizione ci stava con tutti e due i piedi e senza rappresentanti ed alleati nel governo.

Certe contraddizioni si pagano, anche quando sembra di poterle spacciare per buona moneta con facilità. E, poi, questa storia dei “moderati” era ed è in sé più ridicola che seria. Che Salvini stia con i moderati, e sia tale più che ridere fa incazzare. E, poi non è affatto vero che in Italia ci sia una maggioranza di “moderati”. Tutti, in qualche misura ed in qualche momento, si definiscono e sono incavolati, se non altro quando c’è da pagare le tasse.

C’è una maggioranza, cioè una minoranza che si considera maggioranza, che ritiene di appartenere alla categoria delle persone serie e, anzi, di rappresentarla. Ma, prudentemente, nessuno fa appello alle persone serie anche quando è costretto a farsi schiacciare dai buffoni, che, invece, ce ne sono tanti. Indiscutibilmente. Certo è, però che se tanti sono i buffoni, i voltagabbana, i dilettanti, i fanfaroni, alla serietà degli altri, sono pochi quelli che ancora ci credono e però non si azzardano tanto facilmente a dare del buffone anche a chi indiscutibilmente lo è.

D’altra parte, se Forza Italia paga oggi il prezzo di errori madornali di Berlusconi (a cominciare da quello di non aver mai sollevato la storia della vera responsabilità delle persecuzioni di cui è stato fatto oggetto dal Partito dei magistrati) non sembra che gli altri, quelli che, secondo questi sondaggi vanno bene ed a gonfie vele, non è che abbiano ottenuto ed ottengono ciò dando particolari prove di serietà. Ma, e qui mi fermo, altra cosa è la serietà propria, che dimostrare e meritare di vedersela attribuita ha un prezzo pesante da pagare, altra cosa è invece la serietà degli altri che, se attribuita a chi non la merita ha un costo, non lo ha affatto per chi l’attribuisce a se stesso.

Aggiornato il 12 novembre 2019 alle ore 00:17