Tutto è partito da Renato Cristin, docente di Ermeneutica Filosofica all’Università di Trieste e già direttore dell’Istituto italiano di cultura a Berlino.

“Qualche mese fa – ci racconta – ho ricordato a Vladimir Bukovskij (lo scrittore e dissidente sovietico scomparso a Cambridge lo scorso 27 ottobre, ndr) ciò che mi aveva detto nel 2005 durante un nostro incontro a Berlino. E cioè che bisognava istituire una ‘Norimberga del comunismo’ perché solo così si sarebbero potute sanare le ferite che ancora oggi lacerano le coscienze del mondo occidentale”. Bukovskij lanciò questa idea nel 2007, insieme ad alcuni studiosi e politici dei Paesi Baltici, ma non riuscì a darle una forma operativa.

Quando Cristin spiega a Vladimir Bukovskij la sua intenzione di rilanciare questa idea con un gesto forte – un Appello pubblico da far sottoscrivere a studiosi, intellettuali e politici in tutto il mondo – il vecchio campione dell’anticomunismo, già malato da tempo, mostra immediatamente tutto il suo entusiasmo per l’iniziativa e ne diventa il primo firmatario nel gruppo dei promotori. Per lui è come una sorta di rigenerazione di un suo progetto esistenziale, oltre che storico e politico. Così Cristin mette in moto la macchina organizzativa, con la collaborazione di altri intellettuali e leader di organizzazioni culturali. Durante la prima fase dell’operazione, nella quale il testo dell’Appello non è ancora pubblico, vengono raccolte le adesioni di circa duecento personalità di rilievo internazionale.

Nel gruppo promotore, oltre a Cristin e Bukovskij, troviamo Alex Chaufen (direttore generale dell’Acton Istitute), Jörg Baberowski (storico della Humboldt University di Berlino), Łukasz Kamiński (presidente della Platform of European Memory and Conscience), Elizabeth Childs (presidente del Bukovskij Center di San Francisco e della Ninth of November Press), Vanessa Vallejo (economista colombiana), Francisco José Contreras (professore di Filosofia del diritto all’Università di Siviglia e uno dei maggiori intellettuali liberalconservatori spagnoli), Juliana Geran Pilon (Alexander Hamilton Institute for the Study of Western Civilization), Žiga Turk (ex-ministro della Cultura della Slovenia) e la filosofa francese Chantal Delsol.

Un parterre d’eccezione, quello messo in piedi da Cristin. Proprio come l’elenco dei primi firmatari, nel quale compaiono nomi come quelli degli statunitensi Richard Perle, Edward Luttwak e Michael Ledeen, Gerd Habermann (co-fondatore della Friedrich von Hayek Society), Alberto Benegas Lynch (presidente della sezione economia dell'Accdemia delle Scienze di Buenos Aires e adjunt scholar al Cato Institute), Alexandre Del Valle (politologo, saggista e giornalista francese di origini italiane), Bertil Haggman (scrittore e avvocato svedese), Ryszard Legutko (filosofo e scrittore polacco), Daniel Pipes (scrittore e storico statunitense di origini polacche), Maria Schmidt (storica ungherese e direttore del Terror Háza Múzeum di Budapest), Evgeni Kissin (uno dei maggiori pianisti a livello internazionale), Mario Andretti (indimenticato pilota di Formula Uno), Stéphane Courtois (lo storico francese curatore del “Libro nero del comunismo”), lo scrittore francese Richard Millet (uno che non firma mai appelli o manifesti), Marion Smith (direttore generale del Victims of Communism Memorial Foundation di Washington), Gabriel Zanotti (direttore dell’Instituto Acton di Buenos Aires), Jesús Huerta de Soto (economista di scuola austriaca e professore alla Universidad Rey Juan Carlos di Madrid), gli ex primi ministri di Estonia e Lituania, rispettivamente Mart Laar e Andrius Kubilius, Carlos Alberto Montaner (uno dei più famosi intellettuali cubani avversari del regime castrista) e Pierre-André Taguieff (francese, uno dei principali studiosi del razzismo e dell'antisemitismo, direttore di ricerca al CNRS).

Ha aderito anche Ed Feulner, mitico fondatore della Heritage Foundation di Washington – il più prestigioso think-tank della destra statunitense. “Fino a un anno fa – ha confessato a Cristin – non avrei firmato il tuo appello, pur condividendone totalmente il contenuto, per non coinvolgere indirettamente la Fondazione. Adesso che ho lasciato l’incarico di presidente, sono libero di farlo”. E lo ha fatto, con convinzione.

Nutrita anche la schiera di firmatari italiani, tra i quali spiccano i nomi di Dario Fertilio (scrittore, giornalista e fondatore insieme a Bukovskij dei Comitati per le libertà “Libertates”), Marcello Pera (filosofo ed ex Presidente del Senato), Arturo Diaconale (direttore de L’Opinione delle Libertà), Stefano Zecchi (filosofo, accademico e giornalista), Corrado Sforza Fogliani (presidente dell'Associazione Nazionale delle Banche Popolari), Francesco Alberoni (sociologo, giornalista e scrittore), Roberto de Mattei (presidente della Fondazione Lepanto ed ex vicepresidente del CNR), Antonio Donno (Università del Salento di Lecce). Poi gli esponenti politici: Giorgia Meloni, Marco Marsilio, Adolfo Urso e Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia); Antonio Martino e Antonio Tajani (Forza Italia); Lorenzo Fontana (Lega).

Nei giorni immediatamente precedenti alla conferenza stampa di presentazione dell’Appello – che si è tenuta il 7 novembre a Roma, nella sala stampa Nassirya del Senato – ha aderito anche il giornalista e scrittore Gilles-William Goldnadel, una delle figure più in vista della comunità ebraica francese. 

La lista dei firmatari, destinata ad arricchirsi ulteriormente nei prossimi giorni, è qualcosa di più di un semplice elenco di nomi. Ma racconta le diverse esperienze di ciascuno con l’ideologia comunista e con le sue atroci conseguenze. È una serie di testimonianze individuali, più che una lista di personalità. E il grande riscontro che ha ricevuto, insieme alla qualità delle adesioni, è testimonianza della validità intrinseca dell’Appello, dietro al quale non c’è alcuna organizzazione o istituzione, ma solo il lavoro – senza finanziamenti di alcun tipo – svolto da persone che si sono date da fare senza altro interesse che quello di realizzare un ideale.

Oltre che alla conferenza stampa di Roma, l’Appello è stato presentato l’8 ottobre a Washington presso il Victims of Communism Memorial Foundation, il 9 novembre Madrid (oltre ai firmatari Stéphane Courtois e Francisco José Contreras hanno partecipato il parlamentare europeo Hermann Tertsch e il giornalista Federico Jimenez Losantos) e sempre il 9 novembre a Trieste, nel corso di un convegno organizzato dalla Presidenza della Regione Friuli Venezia-Giulia in occasione del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino (oltre a Cristin e ai firmatari Ryszard Legutko e Maria Schmidt hanno partecipato lo storico Francesco Perfetti e il giornalista Fausto Biloslavo). L’11 novembre, poi, l’iniziativa è stata presentata a Bucarest nel corso di un convegno della Fondazione Cornelio Coposu. Ion-Andrei Gherasim, presidente della Fondazione, ha riferito della commozione di Rodica Coposu, sorella di Corneliu – grande perseguitato dal regime di Ceausescu – quando ha saputo dell’iniziativa.

Poteva sembrare un’impresa impossibile, se si considera come funzionano in genere queste operazioni (soprattutto nel nostro paese), ma questa caratteristica “etica” dell’iniziativa è stata probabilmente il suo punto di forza e la chiave del suo successo internazionale. Per questo non possiamo che ringraziare la forza di volontà e la passione del professor Renato Cristin, oltre che – naturalmente – onorare la memoria di Vladimir Bukovskij e di tutte le vittime della menzogna comunista.

Aggiornato il 15 novembre 2019 alle ore 18:54