Tangenti, Riesame: Lara Comi è libera

Lara Comi è tornata in libertà. È quanto ha deciso il Tribunale del Riesame di Milano che, come spiegato dal suo difensore, l’avvocato Gian Piero Biancolella, che aveva presentato il ricorso, ha revocato l’ordinanza di arresti domiciliari eseguita a carico dell’ex eurodeputata di Forza Italia il 14 novembre in una tranche della maxi indagine ‘mensa dei poveri”. “Ero certo che oltre 5 ore di interrogatorio, i documenti prodotti e due ore di discussione al Riesame avevano lasciato il segno”, ha spiegato il difensore. Il tribunale ha deciso però di applicarle una misura interdittiva per sei mesi che le vieta di dirigere società, compresa la sua azienda di consulenza. “Sono molto felice e ora sono più che mai determinata a far emergere la mia innocenza”, ha detto Comi al suo avvocato, ringraziandolo, subito dopo che le è stato notificato il provvedimento.

I giudici non hanno riconosciuto le esigenze cautelari per tre reati contestati, un presunto finanziamento illecito, con una relativa accusa di false fatture, e una presunta truffa su una collaborazione per l’allora europarlamentare di Nino Caianiello, personaggio al centro della maxi indagine.

Un provvedimento che, come chiarito dal difensore, “rasserena i suoi genitori” che hanno problemi di salute e ai quali, ha aggiunto, lei non è potuta stare a fianco, anche il giorno in cui è stata eseguita la misura. Comi nell’indagine risponde di quattro episodi: un contratto di consulenza per 21mila euro, formalmente affidato dall’ente Afol all’avvocatessa Maria Teresa Bergamaschi, indagata, in cambio della “retrocessione”, con la regia di Caianiello, di 10mila euro all’ex dg Afol Giuseppe Zingale (in carcere); un finanziamento illecito da 31 mila euro dall’industriale titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti (indagato), in vista delle ultime elezioni europee. E poi ancora l’episodio in cui è stato coinvolto il suo ex addetto stampa Andrea Aliverti, che ha raccontato ai pm di aver ricevuto un aumento del suo compenso da mille a tremila euro al mese con l’obbligo di restituirne duemila a FI per pagare le spese della sede di Varese che Comi non pagava.

Infine, un contratto a Caianiello come collaboratore all’Europarlamento per “2.450 lordi mensili”, incarico che lui ha ammesso di non aver mai svolto. L’ex europarlamentare ‘azzurra’, però, già in un interrogatorio davanti al gip Raffaella Mascarino e poi due giorni fa davanti al Riesame si è difesa e il suo legale nell’udienza ha contestato sia nel merito le accuse che le esigenze cautelari, dato che Comi non siede più a Bruxelles. Per la difesa, inoltre, le dichiarazioni messe a verbale dagli altri indagati, tra cui Caianiello, e che hanno fornito riscontri alle accuse, sia prima dell’emissione dell’ordinanza che dopo, “sono inattendibili”.

I pm Bonardi, Furno e Scudieri, invece, avevano chiesto di mantenere la misura cautelare perché, anche se è vero che non ha più incarichi, grazie alla sua “rete relazionale, trasversale fra alti livelli politici e imprenditoriali”, come aveva scritto il gip, Comi potrebbe commettere altri reati. Tra 45 giorni con le motivazioni il Riesame, che aveva respinto, in pratica, tutti i ricorsi precedenti nella maxi inchiesta, chiarirà le ragioni della revoca dell’ordinanza e i pm, poi, potrebbero ricorrere in Cassazione. Per la difesa, intanto, “l’impianto accusatorio ha mostrato evidenti falle”.

Aggiornato il 06 dicembre 2019 alle ore 18:04