Prescrizione: la reazione è tardata: meglio tardi che mai

Non è bastato il lecca lecca della promessa di “metterli in Costituzione” con la quale si pensava di poter superare ogni reazione alla scandalosa riforma della prescrizione che meglio sarebbe definire dell’eternità dei processi. Passata la legge (che prevede l’entrata in vigore a gennaio), respinta per lo squagliarsi dei renziani la proposta della procedura d’urgenza per sospendere quel mostruoso obbrobrio, la questione è finalmente entrata nel programma delle liti tra componenti della maggioranza governativa. Una volta deciso di litigare di nuovo hanno pure scoperto almeno anche un po’ dell’assurdità di un sistema che capovolgendo anche la logica di quello che fin qui bene o male (malissimo) vigente, minaccia di dare il colpo di grazia a quel che resta della giustizia penale. È tardi. La cosa, così, si complica ulteriormente. Ma meglio tardi che mai. E se per rimediare ad uno sproposito si dovesse mettere un’altra toppa colorata, non ci sarà da dolersene.

Questo è oramai il sistema. Certo è che quel po’ di bagarre che alla fine è scoppiata, sta a dirci che la resistenza degli ordini forensi non era stata, fino ad allora, affatto adeguata alla gravità di quell’ulteriore sfregio al diritto ed alla sua logica complessiva. Io ricordo che quando fu portata in Commissione Giustizia della Camera da Luciano Violante ed altri (credo che vi fosse stata un’intesa con i Dc) la proposta che per la prima volta introduceva il criterio di una entità variabile del tempo necessario alla prescrizione a seconda dello stadio in cui si fosse trovato il procedimento per il reato considerato, io dissi subito che questo far dipendere l’efficacia estintiva del tempo dallo stato del procedimento e, quindi dalle “esigenze” della procedura, anziché piegare le esigenze delle procedure al dato semplice e chiaro del decorso del tempo, era cosa che sconvolgeva la logica dell’istituto. E non mi fu difficile prevedere che sempre nuove modifiche ai meccanismi della prescrizione sarebbero intervenute per il ben noto rinnovarsi delle “esigenze” processuali.

Ma lasciamo certi inutili ricordi. Non credo che questo governo cadrà per lo scatenarsi della rissa sulla prescrizione. La rissa tra partiti e correnti di questo sciagurato governo dei populisti è il fondamento del governo stesso. È la ragione d’essere di questi cosiddetti partiti. C’è però da non dimenticare che per la prima volta le parti politiche si scontrano per una questione della giustizia, nei giorni scorsi è venuto fuori con chiarezza lo scontro tra i “politici” e il Partito dei magistrati. Cose non nuove, ma finora tenute accuratamente “riservate” e “coperte”. Certo non basta che il contrasto venga alla luce. È però qualcosa. Se non altro è la base per una nuova forza politica che lo contrasti, per una forza in difesa delle libere istituzioni che finora è mancata e manca. Vedremo, vedrete come finirà.

Aggiornato il 09 dicembre 2019 alle ore 17:23