Manovra, nel pomeriggio la fiducia al Senato

lunedì 16 dicembre 2019


Dalla Manovra sono stati stralciati altri due provvedimenti. Oltre alla tobin tax è stato deciso lo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia. Intanto, sono ripresi i lavori in Senato. Nel pomeriggio è atteso il via libera, con il voto di fiducia. Lo ha comunicato all’Aula il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, annunciando un maxiemendamento che include le modifiche al provvedimento approvate dalla commissione Bilancio del Senato. Sarebbero una quindicina le norme da stralciare, per inammissibilità. In base a quanto si apprende, fra queste ci sarebbero quella sulla cosiddetta liberalizzazione della cannabis light e la tobin tax, che introduceva un’aliquota dello 0,04 per cento su alcuni tipi di transazione finanziarie online.

La norma sullo slittamento da luglio 2020 al primo gennaio 2022 della fine del mercato tutelato per l’energia sarebbe, in base a quanto sia apprende, una di quelle ‘cassate’ dalla manovra per inammissibilità. A tre giorni dall’approvazione in commissione Bilancio a Palazzo Madama del testo continuano a rincorrersi le voci di un ‘buco’ che secondo le opposizioni sarebbe di circa “700 milioni” e anche di conseguenti slittamenti dell’esame.

Conti che non corrisponderebbero alla realtà secondo la maggioranza. E in serata arriva anche l’annuncio che prova a mettere un punto alle polemiche: il maxiemendamento è stato trasmesso in Senato. Il M5s, che ha firmato con il senatore Matteo Mantero l’emendamento che riscrive la legge sugli stupefacenti ritoccando all’insù le percentuali di Thc per cui è legale la vendita di canapa, chiede “terzietà” dalla seconda carica dello Stato: sarebbe “grave” se una “mannaia di natura politica” si abbattesse sull’emendamento per la cannabis light.

Pronta la replica: la presidenza del Senato rivendica il proprio ruolo di garanzia e sottolinea come le proprie valutazioni in questi casi non siano mai “politiche” ma solo “tecniche”. Fatto sta che la misura finisce nel mirino delle opposizioni: Giorgia Meloni promette “battaglia” per cancellare quella che considerano “una follia”; Salvini parla di “spaccio di Stato” mentre Forza Italia sostiene che dovrebbe essere stralciata perché materia estranea alla legge di bilancio. Le norme da passare al vaglio sono comunque numerose: secondo una bozza del maxiemendamento, messi uno in fila all’altro, i commi della manovra sfiorano quasi i mille. E lo spettro degli interventi è davvero ampio: si va da decine di micronorme, che riguardano realtà locali, alla plastic e sugar tax passando per la tassa sulla fortuna; dai ritocchi alle accise sui carburanti alle misure legate alla riscossione degli enti locali.

Qualsiasi decisione prendano alla fine i senatori, alla Camera non resterà che convalidare le scelte dell’altro ramo del Parlamento: i tempi ormai sono troppo stretti per riaprire il dossier senza voler mettere a rischio i conti pubblici con l’esercizio provvisorio. Una scelta che è costata una lunga mediazione all’interno delle forze politiche e che si annuncia oggetto di nuove polemiche con le minoranze. La Lega ha già annunciato di voler ricorrere alla Consulta, così come fece lo scorso anno: la strada imboccata da maggioranza e governo – è l’accusa – ha esautorato totalmente una Camera dei propri poteri.


di Mino Tebaldi