Pd: il Partito dell’Ambiguità

Nella melma ambigua in cui sguazza il nostro povero Paese non è facile procurarsi un primato dell’ambiguità.

Ma ciò non è stato difficile al cosiddetto Partito Democratico che ambiguo è, intanto, per ciò che riguarda la sua “democrazia” con la sua struttura pencolante tra il “rigore” (?) leninista ed una sgangherata imitazione del sistema (falso e bugiardo in Italia) delle cosiddette “primarie”.

Partito “dell’Ambiguità”. Ambiguo su tutto. Ambiguo sullo sfruttamento dell’ondata populista. Ambiguo sull’eredità del Pci. Più ancora per ciò che riguarda quella del Psi (qualcuno li ha invitati ad un grande pellegrinaggio ad Hammamet e quelli col cavolo che hanno risposto).

Ambiguo con i 5 Stelle, di cui di volta in volta, con alternanza infrasettimanale, si presentano come salvifica alternativa, oppure come fedele, indispensabile alleato.

Partito ambiguo con riguardo al sistema elettorale (ma diverso per ogni tornata elettorale, questa è la regola ferma fin dal 1991!).

Ambiguo erede, con il beneficio dell’inventario (però da invocare e far valere alternativamente) dei rottami della Democrazia Cristiana. Alleato di Italia Viva, nata da una sua costola molto ammaccata, ma, al contempo, severo con la scissione di Renzi, che, però, non accetta sia definita (e forse, in effetti non lo è) “scissione”.

Ambiguo sulle Regioni. Ambiguo nell’atteggiamento sulla rilevanza del voto del 26 gennaio: “Votateci, se no qui crolla tutto”. Ma al contempo rassicurante: “Anche se perdiamo la regione rossa dell’Emilia-Romagna, calmi! Non è niente, il Governo non ne risentirà”.

Pretendono di appropriarsi e di gestire il residuato dell’ondata della Sinistra marxista che ha imperversato nella Prima Repubblica e, al contempo, si dichiarano nostri salvatori, giurano che a loro, ai loro “danti causa” è dovuto il salvataggio dal finir della rete di un altro Stato di “Socialismo Reale”!

Sono la Sinistra. Ma mica del tutto. Sono, infatti il “Centrosinistra”. Di cui però non si sa quale sarebbe il Centro. E quale la Sinistra. Cambiano pareri e proposte sulle leggi elettorali. Fedeli, oramai al sistema in uso nella Seconda Repubblica che vuole che per ogni elezione si vari una legge elettorale nuova.

Non parliamo delle alleanze, diverse qua e là per l’Italia. E con una rivendicazione e primato di ostilità per il primo Governo Conte e per i Cinque Stelle. Che, poi, è divenuta corsa ad occupare le poltrone del Governo lasciate vuote da Salvini. Da nemici numero uno dei Cinque Stelle ad alleati e colleghi nel Secondo Governo, in cui però hanno battuto in fatto di baruffe con gli alleati quelli della Lega di Matteo Salvini.

Oggi, lo dicevamo all’inizio, il capo Nicola Zingaretti ci promette che questo partito lo rinnoverà. Avremo ancora un Partito Democratico (si fa per dire) ma nuovo… Senza buttare quello vecchio? Così sembrerebbe secondo le ultime notizie del Zingaresco segretario che ha promesso che il Pd lui non lo scioglie.

E allora? Beh, c’è il modello pronto, lanciato, nientemeno dal Papa. Avremo il Pd Emerito, confinato in qualche convento (ha cominciato con il mezzo congresso in un’Abbazia di domenica). E, poi il Partito “Francesco”, un po’ sudamericano. Favorevole (ma con prudenza e manzoniano “juicio”) al matrimonio dei preti.

La novità è d’obbligo in politica. Lo si vede.

Aggiornato il 15 gennaio 2020 alle ore 16:35