Carte false

Come nell’antico modo di dire, gli alleati di governo, sono spacconi nel promettere una cosa e poi impauriti delle conseguenze, fanno carte false per rimandarla, alla faccia della coerenza. Il caso Gregoretti è l’emblema dell’ipocrisia politica di una maggioranza sempre più terrorizzata dal consenso elettorale e dall’opinione pubblica. Del resto a partire dal premier Giuseppe Conte e da “Giggino” Di Maio sanno bene che su Gregoretti c’era condivisione e compartecipazione alla linea di Matteo Salvini. Ecco perché dopo aver fatto fuoco e fiamme per scaricare le colpe sulla Lega ritardano il giudizio per paura delle reazioni elettorali di domenica prossima.

Come per timore di sballare i conti sul deficit concordato con la Ue in Finanziaria, ritardano l’inizio dei provvedimenti alla seconda metà dell’anno, dai bonus al cuneo fiscale, alle tasse aggiuntive, alle coperture ipotizzate. Si tratta di un ridicolo escamotage in parte contabile e in parte politico per cercare di superare indenni le tornate amministrative da gennaio a maggio. Un modo spudorato per impedire che il peso delle tasse e del debito ulteriore venga a galla prima del voto. Per farla breve, la maggioranza conta sull’effetto annuncio immediato anche se il calcolo e i risultati peseranno solo per un semestre del 2020. Il solito atteggiamento subdolo della sinistra per imbrogliare le carte.

Come di imbroglio si tratta sul cosiddetto aumento di 100 euro in busta paga per i dipendenti, perché si omette di dire che ricomprenderà i precedenti 80 euro concessi da Matteo Renzi nel 2014. L’incremento reale, che sarà di 20 euro lordi, viene spacciato per cinque volte tanto: ipocrisia pura. Come ipocrisia fiscale è il fatto di concedere ora l’aumento solo al lavoro dipendente. Più interessante sotto il profilo elettorale per la sinistra, beffando quello degli autonomi, commercianti, artigiani e Partite Iva.

Nel suo più plastico stile fasullo sotto elezioni la sinistra si ricorda esclusivamente dell’Italia che gli sta a cuore, rappresentata dai sindacati, e dimentica quella che tira la carretta, alza la serranda, combatte con la burocrazia, la crisi, la concorrenza dei cinesi, il fisco Dracula. Il semplice fatto di annunciare una grande riforma fiscale quando in realtà le aliquote Irpef, i metodi riscossivi persecutori, l’enormità di balzelli sparpagliati, le addizionali, le accise, i bolli e compagnia cantante resteranno tali e quali, è una presa in giro colossale. Ma se non bastasse questa presa per i fondelli se ne profila una ancora più grande, quella sull’Iva. Perché dopo essersi presentati al Paese per salvarlo dalla catastrofe sull’aumento dell’imposta, saranno loro ad aumentare e rimodulare il gettito totale delle aliquote, incredibile.

Per metafora verrebbe da dire che nemmeno Cola di Rienzo arrivò a tanta incoerenza rispetto alle promesse fatte, eppure nel 2021 ci ritroveremo sia senza una vera riforma fiscale e sia con l’Iva riparametrata e incrementata. Ecco perché diciamo carte false. Perché scriviamo che giurano una cosa e dopo impauriti cercano tutto per evitarla oppure di farne una diversa. Attaccano i Benetton su Autostrade e poi li pregano di intervenire in Alitalia, costringono Mittal a fuggire e poi si raccomandano che resti.

Parlano di grande successo sul Mes e poi lo trasferiscono in avanti con mille scuse ininfluenti. Straparlano sulla crisi libica ma commettono una gaffe dietro l’altra. Criticano Donald Trump ma poi cercano protezione. Sbandano su tutto e si attaccano al ritorno dell’eskimo delle Sardine. Oltretutto, sui pescetti scesi in piazza evocano le manifestazioni del Settanta giocando col fuoco e con la storia terribile di quegli anni. Insomma, non sanno quel che dicono e che fanno: l’unica certezza è che per l’Italia rappresentano purtroppo e solamente un grande danno.

Aggiornato il 20 gennaio 2020 alle ore 11:40