Il governo vara il decreto per taglio cuneo ma teme le Regionali

Il taglio del cuneo fiscale sarà effettivo da luglio. Ora il Consiglio dei ministri cerca di “accelerare il più possibile” il decreto per Taranto. Circa 2,9 miliardi alleggeriranno le buste paga ai lavoratori dipendenti che guadagnino fino a 40mila euro, con sistema progressivo che darà fino a un massimo di 600 euro, da luglio a dicembre, a chi guadagna fino a 28mila euro. Una misura “sperimentale” per il 2020: per il 2021 sono stanziati 5 miliardi ma si studia una più complessiva riforma dell’Irpef.

A quanto si apprende, Giuseppe Conte è rimasto a Roma per lavorare – spiegano da Palazzo Chigi – proprio sul dossier Ilva (in mattinata viene convocata per la sera una riunione sul “cantiere Taranto”) e sulle nomine alla guida delle agenzie fiscali attese in serata in Consiglio dei ministri. Sceglie di “restare concentrato sui dossier caldi, sulle questioni interne”, viene sottolineato. È una strategia che cerca di evitare al premier di esporsi in una fase politica così delicata, alla vigilia del voto per le Regionali. Lunedì 27 gennaio lo scenario potrebbe essere totalmente mutato.

In Consiglio dei ministri arrivano anche le nomine alla guida di Agenzia delle entrate, con il ritorno di Ernesto Maria Ruffini vicino a Pd e a Matteo Renzi, di Dogane, con Antonio Agostini vicino al M5s e di Demanio, con l’ex assessore M5s Marcello Minenna. Mentre non è ancora pronto il decreto contenente misure per Taranto, che dovrebbe accompagnare il rilancio dell’ex Ilva se la difficile trattativa con Mittal – con il nodo di circa tremila esuberi a impensierire il governo – andrà avanti. La prossima settimana è attesa anche una decisione sulla revoca della concessione ad Autostrade e in commissione alla Camera si voterà il decreto Milleproroghe, con emendamenti di Italia via in dissenso dalla maggioranza. Renzi conferma di essere anche pronto a far votare in Aula, martedì, a favore della legge del forzista Enrico Costa per cancellare la legge Bonafede sulla prescrizione. Iv si fermerà, spiega Renzi, se ci sarà una mediazione.

Ma il ministro Alfonso Bonafede ribatte con nettezza: “La mia proposta è già legge”. Una sintesi pare assai difficile. Perciò si ipotizzano due possibili exit strategy: la prima è convincere Iv ad astenersi in Aula, la seconda rispedire con un voto il testo in commissione. Se si dovesse votare, potrebbero esserci voti segreti e allora la maggioranza potrebbe dividersi platealmente. Potrebbe essere quello – sussurra più d’uno – il veicolo per aprire la crisi se Stefano Bonaccini dovesse perdere in Emilia-Romagna. La vittoria renderebbe invece la navigazione per tutti più tranquilla.

Aggiornato il 24 gennaio 2020 alle ore 14:14