Il dissenso è fascista? La dittatura del mainstream

lunedì 10 febbraio 2020


Dissenti dal pensiero mainstream? Allora sei un fascista! Un africano ti insulta dopo che hai fatto educatamente le rimostranze per una sua palese maleducazione, cui hanno pubblicamente assistito decine di persone? Allora il fascista sei sempre tu. E pure razzista, in questo caso. Se viaggiate in metro o sui mezzi pubblici come me, di esperienze di questo tipo ne avrete fatte a dozzine con extracomunitari, come ovviamente con moltissimi italiani, giovani e non che sono la grande maggioranza. Questo per dire che occorre essere molto chiari sul punto: la prepotenza e il sentimento di superiorità della propria razza di appartenenza non ha un “colore” privilegiato, né va a senso unico, tipo i “Bianchi” contro il resto del mondo. Anzi: prendete i quartieri-ghetto modello Chinatown, Harlem o a dominante islamica di varie metropoli del mondo e ditemi un po’ secondo voi chi esclude chi: il razzismo mostrato dalle enclave chiuse verso le comunità che li ospitano è infatti identico nella sostanza a quello autoctono, dato che si presenta con gli stessi simboli dell’intolleranza e del non riconoscimento dell’Altro da sé. Esiste un grandissimo problema nel diritto ipocrita di accoglienza mainstream. Ovvero, non si parla mai del dovere che le comunità allogene riconosciute hanno di rispettare e conoscere le regole giuridiche e le istituzioni del Paese di accoglienza, nonché di imparare la lingua di chi dà loro lavoro, Welfare e ospitalità.

Quindi, miei cari politicamente corretti, siete degli inguaribili ipocriti globali e, tanto per parlarci chiaro, adottate gli atteggiamenti più razzisti che io abbia mai conosciuto nella mia vita per chi dissente dalle vostre idee e dai vostri diktat imperanti che, tra l’altro, avete la pessima tendenza a santificare e promulgare attraverso leggi palesemente liberticide della libertà di opinione, quest’ultima sancita a caratteri di fuoco nella nostra Costituzione! Ma non vi accorgete che portare fino in fondo ed estremizzare la crociata buonista contro l’Odio e gli odiatori conduce per antisimmetria diritti filati a Dachau? Scusate, ma l’ignoranza e l’aggressività verbale abissali delle nuove generazioni hanno o no a che fare con l’immane disastro di una scuola e della formazione di stampo prettamente permissivista e a-meritocratico dell’uguaglianza astratta, patrimonio ideologico indiscusso del pedagogismo imperante della cultura di sinistra? Ma vi siete accorti o no che tutto questo ci ha fatto tornare indietro di qualche secolo, alla selezione per ceto e censo, dato che le famiglie più abbienti (ma anche quelle che non lo sono e si indebitano perciò fino al collo) fanno carte false per mandare i propri figli a studiare all’estero nelle università più prestigiose e selettive?

Semmai la storia vera degli odiatori seriali risale qui in Italia quantomeno al Sessantotto. Ed io c’ero, all’epoca in quanto studente iscritto nel 67/68 al primo anno di Architettura. In quel periodo fui quindi testimone oculare dei fatti di Valle Giulia, e mi ritrovai allineato alla stessa identica linea di censura di Pier Paolo Pasolini, a proposito dei figli viziati della borghesia bene romana che picchiarono i proletari in divisa (vero Giuliano Ferrara?), vestiti di uniformi logore e senza casco protettivo, né scudi per difendersi dalle sassaiole di porfidi divelti dalla pavimentazione della facoltà, o dai bastoni nodosi schiodati dalle recinzioni dei giardinetti circostanti.

Da allora, soprattutto a sinistra (io, per fortuna, resto un anarchico individualista, libertario e non violento), dato che i fascisti nostalgici veri che praticano gli stessi metodi virulenti e antidemocratici sono assoluta minoranza in questo Paese, qualsiasi forma di dissenso dalle linee ortodosse del comunismo o del marxismo gruppettaro più o meno rivoluzionario veniva etichettata come “fascista”. Da allora, la discriminante ideologica dell’antifascismo ha rappresentato quasi esclusivamente la regola pratica ad escludendum per togliere di mezzo qualsiasi opposizione scomoda. I così detti “progressisti” si pongono oggi su una linea di perfetta continuità con quel passato! Spero mi si risparmi in proposito di scrivere una decina di volumi per documentare quanto sto dicendo. Ancora oggi, udite, udite, si strumentalizza la guerra partigiana per far tacere chi, da indipendente, ha idee diverse su quel periodo fosco della guerra civile italiana, non volendo mentire né sulla Liberazione, né sulle malefatte e i torti degli uni e degli altri, né tantomeno sulle foibe.

Perché, poi, la verità storica documentale non è né di destra, né di sinistra e pretende rispetto da tutti. Quindi: ci sono degli scemi che negano la Shoah e pensano che Adolf Hitler sia stato un benefattore dell’umanità (esattamente come il criminale Iosif Stalin)? Come contromisura, inondiamo la blogosfera avvelenata in cui costoro si muovono come pesci nell’acquario con tutte le armi della controinformazione e della documentazione incontrovertibile. Vediamo chi la spunta, visto che in questo caso le cannoniere e le munizioni dell’informazione corretta sono tutte dalla parte nostra! Facebook e WhatsApp non devono censurare un bel nulla, consentendo invece alle nostre difese di penetrare nei loro boccaporti blindati d’accesso per disintegrarne il contenuto e far fuoriuscire il mare di fango che hanno accumulato al loro interno.

Come farlo? Beh, in maniera un po’ approssimativa direi che si potrebbe fare così: il profilo incriminato e tutti quelli a lui collegati che ne hanno condiviso-apprezzato il contenuto censurato vengono bloccati a tempo indeterminato e, per sboccarli, gli interessati debbono andare obbligatoriamente su un sito certificato di demistificazione e disambiguazione e leggere almeno un X per cento” (variabile a seconda della gravità) dei relativi post di controinformazione. Per stabilire l’avvenuto rispetto di questa soglia minima e obbligatoria di lettura, occorre compilare un questionario collegato. Solo avendo dato almeno il 70 per cento di risposte esatte, il profilo viene poi sbloccato. Così alla censura si sostituisce la cultura!


di Maurizio Guaitoli