Web tax, Gasparri: “Serve accordo globale, ma Italia si muova”

“I big digitali così alterano il mercato, non aspettiamo l’Unione europea”. Lo sostiene il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Sulla web tax serve un accordo globale, ma l’Italia non si fermi”. Lo afferma Gasparri, in un’intervista a QN. Il tema della tassazione ai giganti di Internet sarà al centro di un convegno oggi al Senato. “Diversi settori stanno subendo un’aggressione ad armi impari. Ne soffre il commercio”, afferma, “l’editoria e direi la creatività in generale. Questa disparità di trattamento deve finire, non è concorrenza”.

I 23 miliardi di multe pagate in sede europea negli ultimi 5 anni “rispetto a quello che non hanno pagato, sono spiccioli. E anche le tasse che stiamo cominciando a chiedergli sono ridicole. L’Italia ha varato un’imposta del 3 per cento sui ricavi, la digital tax. Io ho proposto un emendamento per elevarla al 15 per cento, ma non è passato. Poi l’abbiamo rimandata all’anno prossimo. E ora si parla di aspettare che si muova l’Europa. Ma è un modo per dilazionare. Intanto si muovano i singoli Paesi, poi le istituzioni internazionali seguiranno”, conclude.

Appena tre giorni fa, Mark Zuckerberg, aveva manifestato la propria disponibilità discutere di Web Tax. Il ceo di Facebook ha scritto sul Financial Times che “le aziende tecnologiche dovrebbero servire la società e pertanto sosteniamo gli sforzi dell’Ocse volti a creare regole fiscali globali eque per Internet”. Dalle colonne del quotidiano londinese, Zuckerberg ha chiesto “una buona regolamentazione delle Big Tech che può danneggiare i nostri affari a breve termine, ma nel lungo periodo darà benefici a tutti”.

Aggiornato il 20 febbraio 2020 alle ore 13:07