Coronavirus: e se a Palazzo Chigi ci fosse stato Salvini (o Berlusconi)?

venerdì 28 febbraio 2020


Immaginiamo per un istante che a fronteggiare la crisi del Coronavirus ci fosse oggi un governo guidato da Matteo Salvini (o Silvio Berlusconi o un qualsiasi altro leader di destra). Immaginiamo anche che lo stesso governo avesse preso misure futili e, anzi dannose, come il blocco dei voli diretti dalla Cina; e che avesse provocato nell’opinione pubblica quella serie di oscillazioni da giostra delle “montagne russe” come hanno fatto gli attuali governanti: prima rassicurazioni e autoesaltazioni accompagnate da misure roboanti quanto futili e dannose; poi, dopo l’esplosione del virus, avesse drammatizzato eccessivamente con misure drastiche e avesse provocato panico diffuso e caos organizzativo e comunicativo, isolamento internazionale; e, che, quindi, avesse poi cercato nuovamente di minimizzare con tentativi di sdrammatizzazione e di “ritorno alla normalità” in costanza di epidemia. Ebbene, mutatis mutandis, ci si deve chiedere come sarebbe andata ad un governo di destra? Il gioco dell’immaginazione può sembrare futile, ma potrebbe rivelarsi istruttivo.

In primo luogo immaginiamo che quel governo avesse commesso il clamoroso errore fondamentale che ha provocato tutti i pasticci successivi: di bloccare cioè i voli diretti dalla Cina privandosi della possibilità di tracciare gran parte dei provenienti dalla Cina con voli diretti e rifiutandosi di controllare coloro che rientravano con voli indiretti e scali intermedi o via terra. Immaginiamo anche che lo stesso governo avesse ignorato ed anzi insolentito per qualche ragione ideologica (come il razzismo) le raccomandazioni di titolati virologi che raccomandavano la quarantena per tutti i cinesi rientranti; e che lo stesso trattamento fosse stato riservato a presidenti di Regioni (nel nostro caso di sinistra), che invitavano a seguire i consigli di quei virologi estendendoli anche ai bambini cinesi.

Immaginiamo poi che il presidente del Consiglio (che supponiamo di destra), avesse continuato per quasi un mese a dire che “la situazione è sotto pieno controllo” e che “l’Italia è all’avanguardia tra i paesi occidentali” per rigore senza pari delle misure di prevenzione. Supponiamo infine che, nonostante le rassicurazioni, il virus si fosse diffuso in maniera esplosiva con decine e poi centinaia di ricoveri e una decina di morti, tanto da far salire rapidamente l’Italia al terzo posto nel mondo per diffusione del virus. Immaginiamo quindi che improvvisamente, il governo, in preda al panico avesse deciso una conversione pratica e comunicativa di 180 gradi chiudendo i comprensori e i comuni infetti, inviando persino l’esercito e chiudendo varie strutture; e che Regioni e Comuni si fossero sentite obbligate ad emularlo chiudendo stadi, teatri, cinema, scuole persino in zone non infette e che proprio per questo repentino cambio di passo ne fosse scaturito un comprensibile panico generalizzato (complici anche vari mass media), cosa ne sarebbe seguito? E infine – e per colmo – se proprio per le giravolte del governo (di destra), l’Italia avesse finito con l’apparire anche all’esterno come un paese appestato e diversi paesi le avessero fatto attorno una specie di cordone sanitario chiudendo le porte a voli e viaggiatori provenienti dall’Italia, diventati ormai gli untori del mondo, come sarebbe andata?

Non è difficile immaginare che le sinistre avrebbero chiesto a gran voce le dimissioni immediate del governo. Forse avrebbero persino indetto manifestazioni di piazza, sardine in testa, al grido di “governo inetto vai a casa”. Il papa ne avrebbe parlato con toni accorati all’Angelus. E a loro si sarebbe aggiunto il coro dei soliti giornali, giornalisti e conduttori televisivi avvezzi “a non guardare (con occhi strabici) in faccia a nessuno”. Mi figuro le domande velenose di Lilli Gruber: “professor virologo, signora scrittrice, signor ex pubblico ministero, anche secondo voi il premier è il responsabile primo dell’epidemia, del panico e dell’isolamento dell’Italia?”. E ancora: “Secondo voi il premier si dovrebbe dimettere oggi o domani?”.

Già mi vedo Corrado Formigli intervistare fior di scienziati e opinion leader per far loro dire quella che poi è la verità (occultata da Formigli e altri verso il governo Conte): e cioè che il blocco dei viaggi dalla Cina era la peggiore delle opzioni possibili e che è stata probabilmente quella sciagurata decisione che ha lasciato introdurre il virus in Italia. Né si sarebbe mancato di attribuire al governo (di destra ricordiamolo) il panico e la quarantena imposta da molti paesi all’Italia e agli italiani.

 La lezione è chiara e vale per ogni governo: quando un governo sostituisce l’opportunità politica – se si vuole la correttezza politica – alla verità scientifica e al buon senso si fanno pasticci. E si finisce per provocare le montagne russe ed il panico tra i media e le popolazioni che non sanno più cosa e a chi credere. Se poi, dopo il panico, si cerca di rimediare sdrammatizzando e minimizzando ancora una volta la reputazione del governo (di destra o di sinistra) ne esce distrutta.

Volete che a quel punto qualche giornale “antirazzista” e “antisovranista” non avrebbe trovato buone ragioni per auspicare-annunciare un’inchiesta giudiziaria per “procurata epidemia” contro il premier? Qualcuno avrebbe forse riprodotto a titoli di scatola l’articolo 438 del Codice penale: “Chiunque cagiona un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”. Gli accusatori non mancherebbero, semmai scarseggerebbero i difensori.

C’è un precedente istruttivo. L’Espresso – dicevamo sopra – nel suo numero del 3 aprile 2014 rivelò con toni colpevolisti alla stessa interessata, la famosa virologa italiana Ilaria Capua, l’esistenza di un’inchiesta della procura di Roma “per procurata epidemia finalizzata a illeciti guadagni”. La dottoressa Ilaria Capua, che è poi stata completamente scagionata per insussistenza del fatto e ad ogni buon fine oggi vive e lavora negli Usa, era stata sospettata nientemeno che di aver diffuso volontariamente l’influenza aviaria in combutta con case farmaceutiche per lucrare con i vaccini. L’Espresso ci aveva fatto persino la copertina con il titolone: “Trafficanti di virus. Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi. Linchiesta sul grande affare delle epidemie”. Il caso Capua è un precedente rilevante e istruttivo in materia.

Tornando al nostro gioco di immaginazioni distopiche, ci si può chiedere: è del tutto da escludere l’ipotesi che, se vi fosse un governo presieduto da un Salvini (o Berlusconi), che avesse fatto gli stessi pasticci del governo Conte, i soliti politici, giornali, giornalisti e conduttori televisivi benpensanti, punterebbero ad un processo per procurata epidemia? Se non dolosa, almeno colposa.

E che dire poi dell’ipotesi di “procurato allarme” per la fase successiva allo scoppio dell’epidemia? Non si sono chiuse scuole, musei e teatri anche in zone non infette e per un’epidemia che non era molto più pericolosa di una normale influenza? Già mi figuro la signora Gruber chiedere con aria trasognata al suo ex magistrato preferito: “secondo lei Salvini dovrebbe essere incriminato per procurata epidemia o per procurato allarme? O per entrambi?”. Cose analoghe farebbero probabilmente Formigli ed altri “antisovranisti” e “antifascisti” professionali e ideologici.

I precedenti del caso Capua ed altri casi analoghi noti e ignoti, famosi e no, rendono purtroppo questo scenario probabile. Nel caso che ci fosse stato un governo di destra a fare gli stessi pasticci ci sarebbe probabilmente qualche giornalista e qualche magistrato disposto a trovare plausibile l’ipotesi di “procurata epidemia” e quella di “procurato allarme” per l’eventuale premier di destra. A fin di bene e di “antirazzismo”, certo. In chiave di difesa preventiva dallo “spettro” di un governo delle destre ben si intende. Come minor male. A fin di bene, certo. Una tantum! Ma sarebbe davvero “una tantum”?


di Lucio Leante