Il dominio cinese sull’Europa mascherato dall’aiuto umanitario

lunedì 23 marzo 2020


“Siamo venuti per ricambiare gli aiuti ricevuti”, ha dichiaro il presidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, che ha guidato il team di medici ed esperti giunto dalla Cina con un carico di “aiuti”. “Con noi abbiamo portato 31 tonnellate di materiali, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni medicinali antivirus e campioni di plasma”, hanno ribadito le autorità cinesi giunte nel nostro paese. Impressionante il post pubblicato sul profilo Facebook dell’ambasciata cinese in Italia: “Il Governo cinese è pronto a fare la sua parte in segno di profondo ringraziamento verso l’Italia che ha aiutato il Paese nel momento del bisogno”.

Grazie all’Italia e alla complicità di altri paesi in Europa, uno dei regimi più spietati al mondo, che applica la pena capitale e vende organi umani ai ricchi del pianeta, appare come il salvatore della patria e della salute dei cittadini. La Cina vuole mostrarsi come il campione vittorioso sul Covid-19, mettendo a disposizione “la sua esperienza”, “i suoi materiali sanitari e i suoi dottori” al mondo, mentre in Cina il virus, dichiarano, è oramai debellato. Le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani continuano a ricevere notizie di alcune province del nord e dell’est del Paese asiatico dove vi sono casi di nuovi contagi, che non appaiono nelle statistiche ufficiali e le autorità cinesi continuano a raccontare la favola di aver sconfitto tutto.

Intanto, le istituzioni italiane, e molti cittadini, dimenticano la gravità di questa epidemia, taciuta già a novembre dalla Cina e fino alla fine di gennaio, minacciando e facendo sparire chiunque osi mettere in guardia dal pericolo imminente. Il caso di Li Zehua, blogger ed ex giornalista cinese della Cctv che ha documentato l’assenza di trasparenza e la propaganda del Partito comunista cinese nella gestione dell’emergenza del Covid-19 e di cui da giorni non si hanno più tracce, riaccende i riflettori sulla manipolazione e sulla falsificazione dell’informazione da parte del governo cinese, ma tali notizie non sono diffuse sulla stampa nazionale e dalla nostra classe politica che continua ad osannare il miracolo e la perfezione cinese. Decisioni che pagheremo care. Dalla Sars in poi la Cina ha nascosto, censurato e truccato i dati sulla sanità pubblica, impedendo di reagire in tempo grazie al suo dominio delle agenzie Onu. “E’ triste, oltre che incredibile, pensare che l’Italia sia stata il primo Paese in Europa ad aprire l’intero continente alla Via della Seta e alla dominazione economica, politica e strategica cinese.

Stupisce, inoltre, che all’indomani di un’immensa crisi sanitaria di origine cinese, nessuno da Roma abbia lontanamente suggerito agli “amici” a Pechino di fornire all’Italia e all’Europa tutti i dati e le informazioni rilevanti per contenere il contagio”, ha scritto in un articolo, pubblicato dalla rivista Formiche, l’ambasciatore Giulio Terzi, già ministro degli Esteri. Appelli che restano inascoltati, per l’emergere della propaganda del regime di Pechino e con il beneplacito e lasciapassare dell’attuale esecutivo in Italia. In un clima di emergenza nazionale come quello che viviamo, sarebbe opportuno non farci prendere in giro da Pechino, ma purtroppo il diritto alla conoscenza viene nuovamente negato ai cittadini. La Cina pretende di investire per acquisire il pieno controllo di reti strategiche nell’energia, trasporti, economia digitale in Europa e in America, ma vieta gli investimenti stranieri nelle stesse reti in Cina; Pechino esige che Huawei entri nel nostro 5G, una dimensione che aumenta di mille volte la potenza di internet, per dominare la gestione e il flusso dei nostri dati, ma blinda rigorosamente tutto il cyberspazio cinese alle società di telecomunicazioni europee e americane.

Un quadro della situazione viene fornito dall’organizzazione non governativa “Freedom House”, nel rapporto annuale sullo stato della libertà di Internet “Freedom on the Net 2018”, che sui 65 paesi valutati ha piazzato la Cina all’ultimo posto. Pechino pretende in ogni campo del mondo “diritti esclusivi” e il Governo italiano, più di ogni altro Governo europeo, si precipita a darli. Il paese modello della violazione dei diritti umani e dello stato di diritto è elogiato dalla nostra oramai barcollante democrazia.

Tentiamo di comprendere il “modello cinese”. Uno dei pilastri su cui poggia il raccapricciante regime comunista cinese è l’espianto forzato e illegale di organi da persone appartenenti a gruppi etnici o religiosi perseguitati. Talvolta al momento dell’espianto i prigionieri sono ancora vivi. Autorevoli voci che hanno denunciato tali soprusi quali David Matas, avvocato per i diritti umani di fama mondiale, autore e ricercatore che vive a Winnipeg, in Canada, David Kilgour, già ministro del governo canadese, parlamentare, pubblico ministero, avvocato, autore, giornalista e difensore dei diritti umani e Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani (Fidu) sono tra coloro che inascoltati descrivono la realtà di tale modello. Il prelievo di organi è pianificato dai militari, le vittime sono per lo più criminali condannati a morte e innocenti praticanti del Falun Gong.

Centinaia di migliaia di praticanti sono stati imprigionati illegalmente nel vasto sistema carcerario cinese, dopo che il regime comunista ha lanciato una campagna persecutoria su scala nazionale contro di loro nel 1999. A quel tempo, il numero dei praticanti era di circa 70-100 milioni e da allora vengono brutalmente perseguitati ancora oggi. Questo è il “modello” che le istituzioni italiane continuano ad elogiare, senza mai richiamare l’attenzione internazionale sulla violazione dei diritti fondamentali e la persecuzione che le minoranze ricevono in Cina. Il virus ha cancellato decenni di battaglie per i diritti umani, ergendo il modello cinese ad esempio per l’intero globo. Ridisegnare la geopolitica dell’Europa, della nostra penisola e del suo rapporto con l’Occidente è l’obiettivo di molti protagonisti dell’attualità. Addio alla liberal-democrazia, addio alla difesa dello stato di diritto, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza.

L’attualità geopolitica vuole l’emergere di nuovi legami con i dispotismi, dipingendo il protagonismo cinese come salvezza del mondo. Un disegno geopolitico che sembra aver avuto il suo effetto sperato. Nessuno che osi mettere in discussione la messianica Cina e la voglia del regime di fare affari, anziché beneficenza, avendo a disposizione alcune delle migliori aziende di prodotti sanitari del mondo. L’applicazione concreta e morale della “Via della seta”, dimenticando che i principi democratici si reggono sul rispetto dei diritti del cittadino, della stampa e delle libertà civili, quelle libertà che la Cina soffoca nel sangue, applicando spesso la pena capitale per chi osa dissentire all’autorità imposta.

 


di Domenico Letizia